Le eresie di Bergoglio

Mons. Carlo Maria Viganò

Prefazione

al saggio di John R.T. Lamont e Claudio Pierantoni
``Difendere la Fede contro le eresie del tempo presente``

Le mie pecore riconoscono la mia voce,
io le conosco, ed esse mi seguono.
Anzi, io do loro la vita eterna ed esse non periranno mai.
Nessuno le strapperà da me.
Perché mio Padre me le ha date, Egli è il più potente di tutti
e nessuno può rapirle dalla sua mano.

Gv 10, 27-30

 

Se pensiamo a quanto incredibile sarebbe stato, ottant’anni fa, anche solo ipotizzare che potesse essere necessario che laici e Prelati dovessero difendere la Fede dalle deviazioni dottrinali promosse dal Vicario di Cristo, dobbiamo riconoscere con dolore che quanto è avvenuto da allora ha gravemente compromesso la Santa Chiesa e il Papato.

Oggi ci troviamo nuovamente a difendere la Fede contro i massimi vertici della Chiesa, dopo che per decenni la si è dovuta difendere contro gli errori formulati da Cardinali, Vescovi e sacerdoti non meno eterodossi. Chi ha denunciato i loro errori si è spesso trovato solo, e raramente la Santa Sede è intervenuta per condannare i «falsi cristi e gli pseudoprofeti» (Mt 24, 24). E quanti, certi dell’impunità loro garantita, hanno fatto carriera e sono stati promossi, oggi sono tra i più convinti sostenitori di Jorge Mario Bergoglio, a sua volta assurto al più alto Soglio; alcuni si vantano orgogliosamente di essere artefici della sua elezione nel Conclave del 2013, dopo il fallito tentativo al Conclave precedente.

Dobbiamo quindi chiederci, dopo aver letto gli spropositi denunciati in questo volume e tutta la congerie di interventi ufficiali e non, se la «demitizzazione del Papato» auspicata dai fautori del «Synodal path» non si stia concretizzando proprio con l’elezione del 2013 e con la inarrestabile azione demolitrice del Cardinale argentino. Certamente chi lo ha voluto al vertice della gerarchia ora vede già realizzata una parte dei suoi progetti più audaci: alcuni in modo esplicito e formale, come l’ammissione dei concubinari ai Sacramenti e la condanna della pena capitale; altri in modo implicito o informale, come la legittimazione della sodomia; su altri infine, come l’Ordinazione delle donne e l’abolizione del Celibato del Clero, si è tornata ad aprire la discussione come se gli atti definitivi del Magistero non avessero alcun valore. La qual cosa dimostra, semmai ve ne fosse stato bisogno, che al Magistero infallibile della Chiesa non viene riconosciuta quella autorità che invece pare valere in modo assoluto per i pur controversi documenti del cosiddetto “magistero conciliare”.

In questa corsa verso l’abisso, ci troviamo davanti a quella che la psicologia sociale chiama «dissonanza cognitiva», ossia la tensione o il disagio che proviamo dinanzi a due idee opposte e incompatibili. Lo psicologo e sociologo Leon Festinger dimostrò che tale disagio ci porta a elaborare queste convinzioni secondo tre modalità, in modo da ridurre l’incongruenza psicologica che la dissonanza determina: cambiare il proprio atteggiamento, cambiare il contesto o cambiare il comportamento.

Questo fenomeno è evidente anche in ambito religioso, a partire dal Concilio, che per la prima volta nella storia della Chiesa ha introdotto nella dottrina, nella morale e nella liturgia elementi oggettivamente dissonanti, o almeno volutamente molto ambigui, rispetto a quanto il Magistero ha sempre insegnato. Questi elementi – l’ecumenismo in contraddizione con l’unicità della vera Religione, la teorizzazione della laicità dello Stato in contraddizione con la Regalità sociale di Cristo, la collegialità e la sinodalità in contraddizione con la struttura gerarchica e monarchica della Chiesa, il sacerdozio comune dei fedeli in contraddizione con il Sacerdozio ministeriale ordinato, la fede nella Presenza Reale in contraddizione con l’imposizione della Comunione in mano ecc. – hanno portato quasi istintivamente i fedeli a elaborare delle soluzioni che riducano questa dissonanza cognitiva. Ciò è avvenuto – in misura assai maggiore eppure perfettamente coerente – anche dopo l’abdicazione di Benedetto XVI e l’elezione del suo successore. Da un lato come Cattolici crediamo che lo Spirito Santo garantisca al Sommo Pontefice una speciale assistenza, che si esplicita nell’infallibilità quando egli definisce, come supremo Pastore della Chiesa universale, una verità concernente la Fede o la Morale, insegnandola come da credersi con religioso assenso da tutti i fedeli. Dall’altro come persone dotate di ragione constatiamo che il soggetto del Papato usa la propria autorità per lo scopo opposto a quello che la legittima e per il quale è garantita la speciale assistenza del Paraclito. La dissonanza consiste nel non riuscire a dare una spiegazione a due rappresentazioni tra loro contrapposte e divergenti, che il fedele tende a eliminare o ridurre perché mette in crisi le sue certezze. Così, non potendo ammettere che il Papa possa dire eresie, egli è portato a negarle, in nome di una mutata comprensione della dottrina (adattando quindi l’atteggiamento); a ridimensionare la gravità dell’eresia, ad esempio distinguendola in eresia materiale e formale (modificando il contesto); a negare che Bergoglio sia Papa e che gli sia dovuta obbedienza (modificando il comportamento).

Tengo tuttavia a sottolineare che questa dissonanza cognitiva è già stata sperimentata dai Cattolici con il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica. Dopo sessant’anni di conflitti irrisolti il fedele è ormai abituato ad escogitare una soluzione autonoma, dinanzi ad una realtà che pare impossibile da accettare nella sua contraddittorietà. E se la psicologia sociale rileva il comportamento dell’individuo, la morale cattolica – ed ancor prima la filosofia e il fondamentale principio di non contraddizione – permettono di rilevare l’incoerenza tra due concetti opposti e di respingere quello che è manifestamente inaccettabile, aderendo a quello che è certamente vero perché garantito dall’autorità di Dio. Il Cattolico, in sostanza, deve comprendere che questa dissonanza è rivelatrice di un problema reale e concreto che può esser risolto non tanto riformulandolo o attenuandolo a proprio piacimento, quanto piuttosto analizzandolo secondo il criterio infallibile che San Vincenzo di Lerino nel suo Commonitorium ha riassunto nell’adagio Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est.

Eppure basterebbe leggere un commento dell’Apocalisse o qualche scritto dei Padri della Chiesa sulla fine del mondo per comprendere che la crisi presente non può e non deve essere letta come parte di una situazione di normalità, ma al contrario come conferma della straordinarietà degli ultimi tempi. In quest’ottica soprannaturale, istruiti dalle parole della Sacra Scrittura e dai messaggi della Santissima Vergine e dei mistici, possiamo comprendere la dimensione spirituale degli eventi presenti e le ragioni della crisi della Chiesa e del Papato.

Quest’opera ha il merito di raccogliere le prove dell’apostasia, come i carboni ardenti di cui parlava San Paolo nell’Epistola ai Romani. E chi, per amore della Sede Apostolica e per l’onore di Santa Madre Chiesa ha il coraggio di denunciare i falsi pastori, avrà la consolazione di sentirsi chiamare dal divino Maestro: «Vieni, servo buono e fedele: entra nella gioia del tuo Signore» (Mt 25, 21). Non oso pensare alle parole che il giusto Giudice rivolgerà a chi ha tradito il proprio mandato ingannando il gregge a lui affidato. Sia questo uno sprone per invocare dallo Spirito Santo il dono del pentimento e della conversione in chi oggi pare voler realizzare in Roma le terribili visioni del profeta Daniele.

Non dimentichiamo uno dei capisaldi della nostra Fede: il Papato è il presidio infallibile contro cui le porte degli inferi non potranno mai prevalere. Gli orrori e gli scandali cui assistiamo non devono demolire questa certezza, ma anzi rafforzarla, perché è facile riconoscere la mano provvidente di Dio nelle vittorie schiaccianti sul nemico, ma richiede Fede e Speranza capire che nelle avversità la Chiesa è messa alla prova come l’oro nel crogiolo.

 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

29 Novembre 2020
Dominica I Adventus

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