
Un catechismo di errori

Prefazione
a ``Un catechismo di errori - Una critica
dei principali errori del Catechismo della Chiesa Cattolica``
di Michael Haynes
Molti Cattolici ricordano ancora, forse con nostalgia, la semplicità delle formule tanto del Catechismo di San Pio X, quanto del Catechismo Maggiore per gli adulti. Alcune di quelle risposte, impresse nella nostra mente, riemergono talvolta dalla memoria, mostrandoci la loro efficacia. Di quella semplicità adamantina non rimane sostanzialmente nulla nella nuova catechesi generata dal Vaticano II. Le verbosità del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica sono in perfetta coerenza con lo stile vacuo ed equivoco che il Concilio ha inaugurato nel suo “magistero” e nella sua liturgia. Non poteva essere altrimenti: come gli errori insinuati nei documenti conciliari dovevano essere espressi in un linguaggio fumoso e prolisso, così l’esposizione ufficiale della sua dottrina doveva avvenire in modo non meno impreciso, in modo da consentire la trasmissione della nuova dottrina proposta dalla nuova chiesa conciliare.
Le petizioni di principio della Costituzione Apostolica Fidei Depositum con cui Giovanni Paolo II promulgò il nuovo Catechismo non ne cancellano le criticità, e non ne correggono gli errori; anzi, li inquadrano come necessaria espressione dell’aggiornamento del Vaticano II. La saggezza dei Santi Padri ci ha insegnato ad esprimere le verità della Fede «eodem sensu eademque sententia», mentre in questo documento «il contenuto è spesso espresso in un modo “nuovo”, per rispondere agli interrogativi della nostra epoca» (Cost. Ap. Fidei Depositum), senza tuttavia affrontare proprio quegli interrogativi con la forza e la determinazione che essi richiederebbero. E quanto più sono controversi certi aspetti del Magistero per la mentalità secolarizzata contemporanea, tanto più la loro esposizione si fa timorosa, imbarazzata e omissoria, quasi non si volesse contraddire chi si trova nell’errore. Sembra inoltre che brilli per la sua assenza proprio quella pastoralità che avrebbe dovuto essere il marchio del primo e unico “concilio pastorale” della Storia. Di pastorale c’è ben poco, nell’adulterare la dottrina o nel non trasmetterla fedelmente come Cristo ha ordinato: questo è piuttosto il comportamento del mercenario, «cujus non sunt oves propriæ» (Gv 10, 12), «quia mercenarius est, et non pertinet ad eum de ovibus» (ibid., 13).
Ma che ne è stato di questo aggiornamento, a parole tanto foriero di copiosi frutti e di una rinascita del Cattolicesimo in tutto l’orbe, dopo secoli di oscurantismo e di superstizione? Esso si è rivelato nei fatti disastroso, motivo di allontanamento di moltissimi fedeli, causa di mancate conversioni e di una devastante crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose, oltre che di una dissoluzione inesorabile della società civile. La cosiddetta “primavera conciliare” si è mostrata in realtà un rigido inverno che ancora non accenna a finire.
Tra le mille promesse del Concilio, vi doveva essere una più profonda partecipazione al Santo Sacrificio, una maggiore comprensione delle Sacre Scritture ed una migliore conoscenza delle verità della Fede e della Morale. Oggi, se chiedessimo ad un insegnante di catechismo quali sono i Doni dello Spirito Santo, o quali i fini della Santa Messa, non otterremmo alcuna risposta, perché l’analfabetismo che ha colpito le ultime generazioni di Cattolici non è un deplorevole incidente di percorso, ma il fine che la rivoluzione conciliare voleva ottenere nella Chiesa. E con ogni probabilità non saprebbe rispondere neanche il parroco. Obbietterebbe che le formule del Catechismo sono un vieto retaggio nozionistico della “vecchia religione”, del “preconcilio”, e che oggi «la fede va vissuta». Ma come si può vivere una Fede che si ignora? Non conoscendo i Misteri della Religione, il fedele finisce per aderire alla Chiesa senza convinzione ed è facile preda della propaganda degli eretici e degli errori dei falsi pastori. I quali privano delle armi spirituali quanti si trovano a combattere per difendere la Fede e conquistare nuove anime a Dio. D’alta parte, quando sentiamo dire «Il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici. Tutti! ‘Padre, gli atei?’ Anche loro. Tutti!» (qui) possiamo considerare anche il nuovo Catechismo ampiamente superato dal “magistero liquido” di Bergoglio, strumentale all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale e della Religione universale.
Per la prima volta nella Storia della Chiesa, un Concilio Ecumenico ha potuto insinuare nel corpo ecclesiale insegnamenti eterodossi e, coerentemente, una liturgia che esprime in una nuova lex orandi la nuova lex credendi. Il Catechismo non poteva essere esente da un adeguamento, come avvenuto già con il Codice di Diritto Canonico. Come ho potuto dichiarare in miei precedenti interventi, sono persuaso che i Cattolici – e molti Padri Conciliari – siano caduti in una trappola astuta, tesa da chi si voleva avvalere dell’autorevolezza di un Concilio per veicolare una nuova dottrina, base ideologica di una nuova chiesa. Numerosi storici e studiosi hanno evidenziato le infiltrazioni di quinte colonne della Massoneria e del Modernismo al Vaticano II, i trucchi procedurali e gli imbrogli con cui sono stati rivoluzionati prima gli schemi preparatori e poi redatti i documenti sottoposti alla votazione dei Vescovi.
Basterebbe solo questo per comprendere che non si può parlare di un “travisamento” del Concilio, né che vi sia una differenza tra la lettera e lo spirito del Vaticano II: ciò che constatiamo sconfessa ogni tentativo di tenere insieme la pietosa e claudicante narrazione dell’ermeneutica della continuità. Dobbiamo invece comprendere con onestà di essere stati ingannati da un’autorità che da un lato dichiarava di voler perseguire determinati scopi – avvicinare i lontani, rendere più comprensibile la liturgia, dare uno sprone all’impegno dei laici ecc. – mentre in realtà si prefiggeva, se non la demolizione sistematica della Chiesa, quantomeno la sua mutazione e modernizzazione. Quanto questa temerità da parte dei Pastori abbia fatto il gioco dei congiurati, ossia di quanti consapevolmente si erano introdotti nelle Commissioni conciliari o tessevano le trame nelle conventicole dei Modernisti e nei cenacoli dei Massoni, lo vediamo oggi. Jorge Mario Bergoglio è l’espressione compiuta dello “spirito del Concilio”, di quell’alleanza sciagurata tra deep church e deep state che ogni giorno trova nuove conferme.
Quell’alleanza, stretta in ragione di un idem sentire che il Cattolico giudica inconcepibile, spiega anche il motivo per cui la nuova chiesa conciliare e bergogliana – che si sovrappone fraudolentemente alla vera Chiesa Cattolica usurpandone le cariche, l’autorità e il prestigio – si sia voluta dare un nuovo magistero, con un nuovo Codice, un nuovo Catechismo e una nuova liturgia. Né è un caso che Bergoglio abbia di fatto cancellato il Motu Proprio Summorum Pontificum, considerando la Messa tradizionale come espressione cultuale incompatibile con l’ecclesiologia del Vaticano II ed implicitamente riconoscendo anche l’incompatibilità del Novus Ordo con la Fede della Chiesa preconciliare.
Il cuore della crisi presente si trova nella crisi dell’autorità, in tutte le sue forme; una crisi che ha una strettissima connessione con l’aver voluto spodestare Cristo Re, negandoGli i diritti divini non solo nella cosa pubblica, ma addirittura nella Chiesa. E quel colpo di stato in cui i servi del Nemico hanno congiurato contro Nostro Signore non ha ancora conosciuto quella doverosa riparazione pubblica che, sola, è la premessa indispensabile e la condizione necessaria per la piena restaurazione del Suo regno.
Possa questo volume suscitare una onesta discussione ed una sincera presa di coscienza, perché una volta riconosciuta la natura del male, sia possibile adottare le cure necessarie e prevenire ricadute future. E che San Pio X interceda per la Santa Chiesa presso il Trono di Dio.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
22 Agosto 2021
Immaculati Cordis Beatæ Mariæ Virginis