Rosario per la fine della pandemia

Mons. Carlo Maria Viganò

Santo Rosario

per la fine dell'emergenza pandemica

Quattrocentocinquant’anni fa il 7 Ottobre 1571, la flotta cristiana guidata da don Giovanni d’Austria riportò a Lepanto – nel Golfo di Patrasso – una schiacciante vittoria sul Turco. Quella vittoria, conseguita miracolosamente dalla Lega Santa che pure era in netta inferiorità numerica e militare rispetto alla flotta dell’Impero Ottomano, venne attribuita all’intervento della Madonna, che da quel giorno viene venerata sotto il titolo di Regina delle Vittorie e Aiuto dei Cristiani: l’invocazione Auxilium Christianorum che recitiamo nelle Litanie Lauretane fu inserita proprio a seguito di quella miracolosa vittoria. Da allora celebriamo la Madonna anche come Regina del Sacratissimo Rosario.

Il vessillo della Lega Santa, sul quale campeggiava il Crocifisso affiancato dai Santi Apostoli Pietro e Paolo con il motto In hoc signo vinces, era stato benedetto l’anno prima nella Basilica di San Pietro da San Pio V – il Papa del Concilio di Trento, della Messa tradizionale e del Rosario – e consegnato al Comandante della flotta pontificia Marcantonio Colonna. Il 16 Settembre 1571 dal porto di Messina salpava la flotta della Lega Santa e il 4 Ottobre si riuniva nel porto di Cefalonia per muovere contro i Turchi. Presero parte alla Lega il regno di Spagna, la repubblica di Venezia, lo Stato della Chiesa, le repubbliche di Genova e di Lucca, i Cavalieri di Malta, i Farnese di Parma, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara, i Della Rovere di Urbino, il duca di Savoia, il granduca di Toscana. Tutti uniti per fronteggiare il comune nemico che minacciava ancora una volta, dopo essere stato respinto e sconfitto a Poitier (732) e a Vienna (1529): l’Europa cristiana.

Oggi il nostro nemico è più subdolo e infido: proprio quanti dovrebbero essere i nostri alleati, coloro che ci dovrebbero aiutare e proteggere dinanzi a una minaccia – non meno temibile di allora – ci muovono una guerra spietata.

Chi dovrebbe difenderci è proprio colui che favorisce l’invasione e che cancella sistematicamente dalla società la nostra identità, la nostra Fede, la nostra cultura e le nostre tradizioni. In nome della cancel culture è riuscito a farci vergognare della Vittoria di Lepanto, senza la quale per quattro secoli l’Islam non è riuscito a sottomettere alla Mezzaluna i nostri Paesi.

Ma se ciò a cui assistiamo oggi fosse accaduto nel 1570, il prodigio di quella Vittoria con ogni probabilità sarebbe stato impossibile. Se San Pio V avesse promosso il dialogo con l’Islam, invece di convocare la Lega Santa; se don Giovanni d’Austria avesse congiurato con il Sultano per interessi personali e la Repubblica di Venezia avesse taciuto su quelle che oggi chiameremmo “violazioni dei diritti umani” inflitte dagli Ottomani ai Veneziani di Cipro; se il Re di Spagna o i Duchi e Granduchi in Italia avessero invocato la laicità dello Stato, ai popoli dell’Europa cattolica non sarebbe mai stato possibile combattere e vincere. Perché i movimenti popolari – anche quelli motivati dalle migliori intenzioni – hanno bisogno di capi, di guide carismatiche, di un’autorità che li guidi e che ne coordini l’azione.

Per questo la crisi che stiamo attraversando è così grave: essa parte da una crisi dell’autorità, da una mancanza di principi e valori morali che animi e orienti chi comanda ancor prima di chi obbedisce. Chi ci comanda non svolge il proprio ruolo a favore del popolo italiano ma esegue gli ordini di una potentissima élite finanziaria. Chi oggi comanda veramente non fa parte delle Istituzioni, ma se ne avvale corrompendone i funzionari, ricattando coloro che ha messo lì per poterli manovrare a proprio piacimento, estromettendo gli onesti, controllando l’opposizione.

Se i nostri governanti avessero davvero a cuore il bonum commune e non dovessero obbedire ai loro mandanti, avrebbero curato il virus senza sottostare agli ordini dell’industria farmaceutica da un lato e dell’élite globalista dall’altro. Lo stesso accade anche nella Chiesa: basta solo pensare all’appiattimento dei Vescovi alla narrazione sul Covid, a come hanno prontamente chiuso le chiese, a come hanno raccomandato ai fedeli di vaccinarsi, usando l’autorità e il prestigio del Papato per sponsorizzare prima il siero genico e oggi la transizione ecologica, altro chiodo fisso del Great Reset teorizzato da Klaus Schwab Rotschild.

Politici, parlamentari, magistrati, medici, giornalisti, chierici: sono tutti asserviti alla narrazione psicopandemica, ed altrettanto pronti ad accettare acriticamente le teorie assurde e scientificamente confutate del riscaldamento globale, solo perché i loro padroni hanno deciso di speculare prima sull’emergenza pandemica e ora sul green, usando un’altra emergenza come pretesto per imporre il green pass – che non a caso si chiama green – e con esso ulteriori privazioni delle libertà naturali dei cittadini.

Avrete compreso che tutto ciò che ci viene presentato come giustificazione alle loro azioni è sempre e solo un pretesto che non ha nulla a che vedere con le loro intenzioni criminali. D’altra parte, se ci dicessero chiaramente – e non solo anticipandolo nelle pubblicazioni dei loro convegni per addetti ai lavori – che vogliono ridurre in schiavitù la popolazione, non riuscirebbero a ingannarci tutti.

In tutte le parti del mondo in cui vige la psicopandemia, il popolo scende nelle piazze e manifesta il proprio dissenso. I media di regime – in pratica tutti – tacciono sistematicamente quello che però possiamo vedere su internet, nonostante la censura dei social: decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone in Francia, in Germania, in Olanda, in Grecia, nei Paesi dell’ex Jugoslavia, in America, in Australia, in Canada… in Italia. Ci siamo svegliati un po’ tardi, è vero, ma stiamo cominciando a capire che ci hanno ingannato per quasi due anni, raccontandoci cose che non corrispondevano alla realtà, dicendo che non c’erano cure, che si moriva di Covid mentre uccidevano deliberatamente i contagiati per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco. Oggi ci dicono che ci sono cure, solo perché le case farmaceutiche hanno brevettato a costi esorbitanti (e con effetti collaterali ancora sconosciuti) quei farmaci disponibili da anni (senza reazioni avverse) a prezzi bassissimi. E nessun magistrato ha nulla da dire.

Comprendete bene, cari fratelli e sorelle, che quando un’autorità che è finalizzata al bene dei cittadini viene usata per corromperli, impoverirli, schiavizzarli e addirittura debilitarli o eliminarli fisicamente, lo fa usurpando il potere. L’obbedienza che ci viene chiesta a leggi tiranniche diventa complicità, perché con un ricatto ci impone azioni irrazionali e potenzialmente dannose, che in normali condizioni rifiuteremmo di compiere. Ma come possiamo considerare normale che i medici non curino i malati e si vendano alle case farmaceutiche? come possiamo tacere dinanzi ai conflitti di interessi di membri del CTS, dell’AIFA, dell’EMA e dell’OMS? come possiamo accettare in silenzio le ammissioni sui protocolli, sul piano pandemico, sul divieto delle cure? come possiamo continuare a dar credito a un potere che fino ad oggi ci ha solo inferto confinamenti, sofferenze, miseria, licenziamenti, fallimenti, privazioni, dolori, morti? Pensate davvero che quando vi dicono che lo fanno per il vostro bene, ci credano loro per primi?

Per questo ci sono tante manifestazioni e tante proteste, e per questo è auspicabile un coordinamento che le renda sempre più efficaci e sempre più partecipate. Per questo dobbiamo sperare che il Signore susciti anche delle persone oneste e animate da sani principi, da nobili ideali, da vero senso del dovere che possano creare un’alternativa concreta e condivisibile – senza infiltrazioni massoniche e senza gatekeeper – al desolante panorama politico, sociale e religioso odierno.

Ma se state organizzandovi per fronteggiare la minaccia che incombe su di voi da parte di una classe politica, medica e dell’informazione che ha tradito tutti gli ideali e la deontologia che dovrebbe animarne la loro azione; dall’altra parte è indispensabile dare un’anima cristiana a questa civile protesta, perché si mantenga moralmente nobile e perché possa sperare di avere successo e di essere benedetta da Dio. 

Tra poco reciteremo insieme il Rosario per implorare alla Vergine Santissima la Sua intercessione presso il Trono di Dio, affinché intervenga oggi nelle vicende umane, come molte volte ha fatto nel corso della Storia. Lo farete con la Fede e l’umile confidenza di figli che corrono dalla Madre celeste, sapendo che nonostante le loro colpe possono ricorrere a Lei, invocarLa ancora una volta, promettendoLe di convertirsi e di fare quanto possibile per riportare la Patria ad essere una terra cristiana, fiera dei propri valori, orgogliosa di innalzare la Croce di Cristo in pubblico, a testimoniare nelle leggi, nelle istituzioni, nel lavoro e nelle arti quella Fede che ha fatto grande l’Italia, che le ha dato tanti Santi, che ne ha reso feconda la cultura e prospera l’impresa.

Il Senato della Repubblica Serenissima – con un gesto di devozione che oggi scandalizzerebbe i fautori della laicità dello Stato – dichiarò solennemente: «Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit», «Non abbiamo vinto grazie alla strategia militare, alle potenza delle armi, al valore dei nostri condottieri, ma grazie alla Madonna del Rosario». Nelle monete celebrative, San Pio V fece incidere questo motto tratto dal Salmo 118: Dextera Domini fecit virtutes, la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Quattrocentocinquant’anni fa, la Madonna ha ascoltato la preghiera fervente dell’intera Cattolicità, e ha concesso una miracolosa vittoria alla flotta cristiana. Anche oggi – se sapremo pregare e far penitenza come Ella ci ha chiesto a Fatima e in tante altre apparizioni – la recita del Santo Rosario può impetrare al Cielo un altro miracolo: liberare la nostra amata Patria dai corrotti e dai traditori che ne infestano le istituzioni; muovere i buoni a denunciare con coraggio chi si è macchiato di crimini gravi; illuminare i magistrati e le forze dell’ordine a compiere il loro dovere, smettendola di assecondare i deliri tirannici dei sedicenti filantropi e di chi li serve; ispirare i politici perché si facciano interpreti delle legittime richieste di un popolo esasperato, e non cinici esecutori dell’ideologia di morte dell’élite.

Rendiamoci degni di quanto chiediamo alla Vergine Maria, con l’essere coerenti testimoni della Fede che professiamo, con l’avere una vita onesta e santa, alimentata dalla preghiera e dai Sacramenti. La nostra Madre e Regina aspetta solo un segno concreto da parte nostra: Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

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