Intervista di Marco Eugenio Tosatti
Intervista a S.E. Mons. Carlo Maria Viganò
Questa intervista è stata pubblicata a margine della presentazione del saggio Il Nuovo Ordine Mondiale: L’apocalisse in cui viviamo curato da Marco Tosatti e disponibile a questo link.
Eccellenza, Lei è balzato alla ribalta mediatica – anche per chi non segue le vicende del Vaticano e della Chiesa – tre anni fa, con una clamorosa denuncia delle coperture di cui aveva goduto l’allora cardinale McCarrick. Da quel momento partendo dalla denuncia di quei misfatti, Lei ha allargato e approfondito l’orizzonte delle sue osservazioni e riflessioni. Come è avvenuto, questo sviluppo? E in che modo si è collegato – se un legame c’è – con quel primo gesto meditato di denuncia?
La mia prima denuncia era motivata anzitutto dall’amore per la verità e dalla constatazione del livello di corruzione raggiunto dai vertici romani nell’insabbiamento degli scandali sessuali – e non solo –- di alti esponenti della Gerarchia. In realtà, la mia denuncia avrebbe dovuto unirsi a quelle di tanti miei Confratelli parimenti al corrente degli scandali, e questo sarebbe forse potuto accadere se sul Soglio di Pietro vi fosse ancora stato Benedetto XVI. L’avvento di Bergoglio ha invece dato potere e protezione a chi avrebbe dovuto essere estromesso dalla Curia Romana e dalle Diocesi, mostrando inequivocabilmente i giochi di potere della deep church.
L’attacco che mi sono trovato a subire da parte del Vaticano, dopo decenni di onorato servizio, mi ha portato ad aprire gli occhi sulle cause di questa crisi gravissima, in particolare sul nesso strettissimo che sussiste tra le deviazioni morali e il traviamento dottrinale. Da qui, ho compreso che la corruzione del Clero e della Gerarchia era un requisito imprescindibile per la distruzione della Chiesa: da sempre, per ottenere la dissoluzione di un’istituzione, il nemico punta a corromperne anzitutto i rappresentanti, che a causa di ciò si rendono ricattabili e screditano con la propria condotta l’autorità che essi ricoprono. Chi ha abolito la disciplina ecclesiastica, lo spirito di penitenza e di sacrificio, il senso del sacro e ha considerato la fedeltà al Magistero immutabile della Chiesa come un fastidioso intralcio al dialogo, ne ha decretato deliberatamente il fallimento: Bergoglio è solo il curatore fallimentare di un processo inarrestabile, che potrà essere contrastato solo riconoscendo gli errori commessi, cancellando le innovazioni arbitrarie e ritornando a ciò che la Chiesa era fino a Pio XII. La Chiesa è Mater et Magistra: Cristo l’ha costituita domina gentium, non serva del Nuovo Ordine Mondiale, e come tale dev’essere lei a guidare il mondo, ad essere lumen ad revelationem gentium.
Proprio pochi giorni fa don Giacomo Capoverdi della Diocesi di Providence nel Rhode Island (qui) ha espresso con pacatezza ed equilibrio una considerazione che trovo del tutto condivisibile. Egli ha detto: «secondo la mia opinione e l’esperienza di 25 anni di sacerdozio, come Chiesa stiamo sprofondando rapidamente e siamo in grossi guai. La maggior parte dei nostri problemi sono interni. Credo che l’unica via d’uscita da questa confusione sia tornare a fare ciò che ha fatto la Chiesa quando era in auge». Perché il disastro al quale assistiamo da ormai sessant’anni è iniziato quando la Chiesa si è prostituita alla mentalità secolare, cancellando tutto ciò che la costituiva in qualche modo al di sopra del tempo, pur essendo nel mondo.
Eccellenza, stiamo assistendo a qualche cosa di incredibile. Paesi che fino a pochi anni fa sembravano il santuario della democrazia e dei diritti umani – Canada, Australia, Francia, e persino la nostra povera Italia – si stanno trasformando in forme più o meno esplicite di dittatura. Che cosa sta accadendo?
Dice bene: sembravano il santuario della democrazia e dei diritti umani. Lo sembravano soltanto, senza esserlo, perché queste nazioni – come molte altre, inclusa l’Italia – portano con sé l’eredità nefasta della Rivoluzione, rifiutando la Signoria di Cristo e l’obbedienza alla Sua legge.
Ciò a cui assistiamo oggi non è altro che la necessaria conseguenza di un potere che si è arbitrariamente e illegittimamente svincolato dalla sua fonte principale – omnis potestas a Deo, ci insegna San Paolo (Rom 13, 1) – e che per questo stesso motivo non può avere nell’autorità suprema di Dio il proprio limite. Perché se l’autorità umana crede di trovare legittimazione in se stessa, non vi è alcuna norma superiore che indichi quando essa diventa tirannide e quando sia doveroso disobbedirle.
Quella che si mostra come dittatura è la dimostrazione che dove non regna Cristo, vige la odiosa tirannia di Satana, che è omicida sin dal principio. E solo tornando a Cristo, al dolce giogo della Sua legge, l’autorità saprà ritrovare quei limiti di esercizio che le sono dati dal suo essere inserita nell’ordine divino voluto da Dio.
Se dovesse indicare in una parola, un concetto, il punto principale che rimprovera ai vertici della Chiesa attuale, che cosa direbbe?
La colpa della Gerarchia attuale è l’essersi asservita al mondo, ribellandosi all’autorità di Dio. Un tradimento gravissimo, rivelatore di un sovvertimento morale e dottrinale che sta alla base dell’apostasia presente. Se i Pastori avessero a cuore la gloria di Dio e la salvezza delle anime; se essi fossero consapevoli e fieri della propria responsabilità dinanzi al Signore e al gregge loro affidato, affronterebbero la persecuzione e il martirio per non venir meno al loro ruolo. Ma siccome sono spiritualmente ciechi e privi di qualsiasi anelito soprannaturale, i loro orizzonti iniziano e finiscono nelle cose temporali, destinate a perire.
Lei ha denunciato a più riprese un piano anti-umano, il Great Reset, che élites finanziarie e ideologiche stanno portando avanti. Se dovesse adesso fare il punto della situazione, in che fase di questo piano ci troviamo?
Il colpo di stato perpetrato dall’élite globalista appare oggi nella sua evidenza non solo perché si manifesta sempre più violento e intollerante verso chi non vi si sottomette, ma anche perché viene impunemente ammesso dai suoi artefici, ad iniziare dai congiurati del World Economic Forum. Ed è proprio il Forum di Davos, sul suo sito ufficiale, a pubblicare l’elenco dei leader mondiali che sono stati formati dal Young Leaders for Tomorrow, un elenco impressionante in cui si vede come i governanti di molti Paesi del mondo siano asserviti ad un progetto criminale ed eversivo che segue un’agenda in gravissimo conflitto con gli interessi nazionali e con le leggi degli Stati.
L’impoverimento della popolazione, la distruzione del tessuto economico e sociale, la cancellazione della proprietà privata, l’attacco alla famiglia, l’indottrinamento delle nuove generazioni, la cessione delle sovranità nazionali, la privatizzazione della sanità e dell’istruzione, la diffusione di un’ideologia antiumana e anticristica, la cancellazione di ogni identità e soprattutto della Religione Cattolica sono al centro di questo progetto infernale, che non si fermerà se non dinanzi alla denuncia dei colpevoli e ad un’azione di ferma opposizione da parte dei cittadini.
Se speriamo di combattere questo colpo di stato con mezzi ordinari, quando i magistrati e le forze dell’ordine sono perfettamente consapevoli del crimine e nonostante ciò vi cooperano attivamente, ogni resistenza sarà inutile se non dannosa.
In certi momenti sembra che veramente chi ama la libertà e la verità stia combattendo una battaglia impari. Che cosa si può fare, per non perdere coraggio e determinazione?
Anzitutto occorre comprendere che i veri responsabili del colpo di stato sono individuabili in un numero relativamente ristretto di persone, che dovranno essere processate da una corte internazionale sul modello di quella di Norimberga. I crimini commessi sono di tale gravità e portata, da richiedere un’esecrazione pubblica e mondiale, che estrometta per sempre questa élite dal potere e ne punisca severamente i membri.
In secondo luogo, occorre prendere atto del tradimento dell’autorità – tanto civile quanto ecclesiastica – e della necessità di ricondurla alla propria essenza, in coerenza con ciò che la filosofia e la teologia insegnano. Occorre insomma comprendere che l’autorità viene legittimamente esercitata – ad essa va prestata obbedienza – solo quando essa agisce per lo scopo per il quale è stata costituita.
Infine, dobbiamo interrogarci sui motivi che hanno determinato questa gravissima crisi dell’autorità, e su come in futuro si potrà evitare che chi ricopre ruoli di potere la eserciti contro le finalità che le sono proprie. Alla base di tutto, mi pare evidente, rimane la formazione delle future generazioni, alle quali dovrà essere assicurata un’educazione solidamente cattolica, tanto sotto il profilo morale quanto sotto quello dottrinale. Se oggi abbiamo leader che osano definirsi cattolici e allo stesso tempo sostengono l’aborto, la teoria gender o il globalismo, ciò è dovuto anzitutto alla mancanza di una adeguata formazione religiosa da parte di chi, colpevolmente, ha creato le premesse di quanto oggi avviene. La colpa storica dei Gesuiti e degli Ordini religiosi preposti all’educazione dei giovani rimarrà a loro perpetua esecrazione, e con essi anche l’atteggiamento rinunciatario della Gerarchia, a partire dal Vaticano II.
Le sembra che si stia ampliando la percezione di quanto sta accadendo, fra le persone, oppure ancora la cortina fumogena di inganni è troppo fitta?
Se si scambiano due parole con una persona qualsiasi in coda in farmacia per il tampone, si scopre che le idee sono molto meno confuse di quanto non voglia far credere la propaganda mediatica. L’idea che la psicopandemia sia una farsa strumentale a scopi politici è ormai talmente evidente da non costituire più un argomento da complottisti. I media mainstream, complici principali del colpo di stato, perdono quotidianamente lettori e spettatori, e sopravvivono solo grazie ai finanziamenti che sono loro erogati dallo Stato o dalle multinazionali. I politici, screditati per la loro subalternità all’élite, cercano di dissimulare il terrore di essere processati e si apprestano uno dopo l’altro a “riposizionarsi”. Credo quindi che, con l’aiuto di Dio e l’impegno di tante persone di buona volontà, riusciremo ad uscire da questa fase critica e a ritrovare, almeno per un po’, quella pace sociale che dovrà condurre ad una rinascita spirituale e morale in tutto il mondo.
So che è sempre difficile, specialmente nel nostro tempo, discernere fra ciò che è materiale e ciò che è spirituale, negli accadimenti umani. Ma si può parlare di una guerra spirituale in corso in questo momento? E come è possibile spiegarlo a persone non credenti?
La divisione tra materia e spirito è sempre complessa: ogni nostra azione apparentemente materiale ha implicazioni spirituali e viceversa. Credere di poter tenere separate le due cose è sciocco e illusorio. Per questo, soprattutto nei momenti di prova, è doveroso comprendere che gli eventi che ci coinvolgono hanno un’implicazione soprannaturale. Nel Padre Nostro il Signore ci ha insegnato a chiedere «dacci oggi il nostro pane quotidiano», con un riferimento a questioni materiali che potremmo pensare trascurabili; ma prima diciamo «sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra». E proprio nel fare la volontà di Dio «come in cielo così in terra» noi riconosciamo un ordine soprannaturale che deve far sì che le nostre azioni siano conformi all’ordine divino.
Vi sono momenti in cui anche chi non ha la grazia della Fede riesce a cogliere questa dimensione spirituale degli eventi umani: quanto accade oggi, per quanto doloroso e tremendo – anzi proprio perché così doloroso e tremendo agli occhi di chiunque – non può non far comprendere alle persone oneste che è in atto una battaglia epocale, un conflitto tra Bene e Male che non si riduce a questioni economiche, ma che coinvolge quella sfera spirituale che fa parte della nostra natura umana. Non dimentichiamo che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, e che proprio per questo siamo oggetto degli assalti del nemico di Dio, Satana, che con la sua azione corruttrice e distruttrice cerca di vanificare l’opera del Signore. Un’opera che non si limita al prodigio della Creazione, ma che si estende necessariamente anche al miracolo della Redenzione, ossia al riscatto di ciascuno di noi, compiuto dal Figlio di Dio incarnato e morto per strapparci alle catene del demonio.
Solo così, d’altra parte, comprendiamo per quale motivo vi siano persone che vogliono la morte di tanti loro simili, e perché esse nutrano un odio così sconfinato contro tutto ciò che porta in sé una traccia di Bene: la vita indifesa dei bambini nel grembo materno, la debolezza dell’anziano o del malato, l’innocenza dei fanciulli, la fedeltà e l’amore degli sposi, gli affetti della famiglia, il rispetto del lavoro dell’operaio, l’onore e la lealtà negli affari, il senso di giustizia nel compiere azioni virtuose e nel punire i crimini.
L’emergenza pandemica ha portato alla luce un senso di corruzione generale, ha svelato il culto della menzogna e della disonestà; questo orgoglio luciferino che muove i “malvagi” ci fa capire che vi sono persone votate al Male. Dinanzi a questa evidenza molti comprendono che devono necessariamente esservi anche persone che combattono per il Bene, che non si arrendono, che non si rassegnano all’apparente vittoria di Satana. E che devono schierarsi, scegliere da che parte stare, anche a costo di rinunce e sacrifici. Che questa battaglia va combattuta non per togliere la mascherina o poter prendere il treno senza farsi il tampone, ma per restituire umanità a un mondo che sempre più assume le sembianze deformi e orrende di chi lo vuole distruggere, di chi vuole cancellare in esso tutto ciò che, in quanto vero, buono e bello, richiama inesorabilmente Dio, che è somma Verità, Bontà assoluta e Bellezza suprema.
Personalmente trovo sbalorditivo che nel giro di qualche lustro siamo passati da una Chiesa – quella di Giovanni Paolo II, quella di Benedetto XVI – che osava parlare forte e chiaro, e sfidare la mentalità mondana, e battersi vigorosamente contro lo spirito del Padrone del Mondo, a una Chiesa che sembra totalmente succube dell’agenda dell’ONU e dei suoi mandanti. Come è potuto accadere?
La Chiesa che osava parlare forte e chiaro, caro Tosatti, c’è sempre stata; e forse quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è stata la Chiesa che, dopo aver ceduto su tante questioni dottrinali dopo la rivoluzione conciliare, ancora non si era piegata nelle questioni morali, purtroppo latenti. La Chiesa coraggiosa del Beato Pio IX dinanzi al laicismo e alla massoneria, quella di San Pio X dinanzi al Modernismo, quella di Pio XI dinanzi all’ecumenismo e ad altri errori, quella di Pio XII che si confrontò con il Comunismo era stata già messa da parte, anzi screditata e colpevolizzata da chi si illudeva di potersi mantenere fedele ai principi della Morale naturale, alla difesa della vita, della famiglia, della dottrina sociale. Non dimentichiamo che poco dopo il suo intervento all’ONU, il 4 Ottobre del 1965, Paolo VI pronunciò queste terribili parole, alla sessione conclusiva del Concilio (qui): «L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura e ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo si è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, più di tutti, siamo i cultori dell’uomo».
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, pur con le lodevoli prese di posizione contro la dissoluzione della società ed il richiamo alle “radici cristiane” dell’Europa, risentivano dell’ideologia conciliare, dell’accettazione della laicità dello Stato, della ineluttabilità del dialogo con il mondo e con le religioni, della necessità di lasciarsi secolarizzare, anziché di convertire le nazioni. In sostanza, della rinuncia a far regnare Cristo nelle società in nome di un «nuovo umanesimo», lasciando ai singoli l’opzione di seguire Nostro Signore.
Con uno sguardo realistico dobbiamo riconoscere che la Gerarchia attuale, formata alla scuola del Vaticano II, non poteva non risentire di quella mancanza di spirito soprannaturale che proprio il Concilio voleva se non cancellare quantomeno ridimensionare, nell’illusione che mondanizzandosi la Chiesa sarebbe stata ben accetta nel consorzio sociale. Errore gravissimo, specialmente quando fu applicato alla Liturgia con un rito protestantizzato, inventato a tavolino da massoni e mezzi eretici, perché con esso si privò la Chiesa stessa della sua anima, della sua dimensione soprannaturale, riducendola ad una associazione filantropica.
Domenica scorsa, il Vangelo di Sessagesima proponeva la parabola del seminatore (Lc 8, 4-15). Dobbiamo comprendere che non è il seme sparso dal Seminatore a doversi adattare al luogo in cui cade, ma viceversa. Chi non crede in Dio e non appartiene al Corpo Mistico, grazie agli eventi di questi anni potrà lasciarsi toccare dalla Grazia di Dio, predisponendosi ad essere non come la strada, i sassi o i rovi, ma come la terra buona. Il Signore aspetta solo questo per far germogliare e crescere la semente della Parola di Dio. Preghiamo perché ciò avvenga, con l’intercessione della Vergine Santissima, Sedes Sapientiæ. E, come sappiamo, initium sapientiæ timor Domini: il principio della saggezza è il timore del Signore (Ps 110, 10).
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
26 Febbraio 2022