Ut sanetur sauciata dignitatis gloria

Mons. Carlo Maria Viganò

Ut sanetur sauciata dignitatis gloria

Omelia nel Giovedì Santo, alla Messa Crismale

Oggi la Santa Chiesa celebra l’istituzione del Sacerdozio e del Santo Sacrificio della Messa, cuore vivo e pulsante della nostra Fede. I Misteri della Passione e Morte del nostro Salvatore si intrecciano mirabilmente con l’Ordine Sacro e la Santissima Eucaristia, unendo gli eventi storici di duemila anni fa con ciò che misticamente ripetiamo ancora oggi, e con quanto simbolicamente compivano i ministri della tribù di Levi, che nella Manna scorgevano il Pane degli Angeli, e in Aronne e Melchisedek prefiguravano l’eterno Sacerdozio del Figlio di Dio.

Sacerdozio, Messa ed Eucaristia riconducono essenzialmente a Cristo: a Cristo Sacerdote, dal Quale discende il Sacerdozio ministeriale; a Cristo Vittima e Altare, agli infiniti meriti del Quale attingono tutte le Messe celebrate, ivi compresa quella che il Giovedì Santo anticipò il Sacrificio del Golgota dell’indomani; a Cristo fattoSi Cibo e Bevanda, presente sotto i veli eucaristici in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. È sempre Cristo il centro, e per questo nell’introito della Messa di oggi, riprendendo le parole di San Paolo (Gal 6, 4), cantiamo: Nos autem gloriari oportet in cruce Domini nostri Jesu Christi: in quo est salus, et vita, et resurrectio nostra: per quem salvati, et liberati sumus.

È infatti sulla Croce che Cristo ha compiuto il solenne rito che ha restaurato, una volta per tutte, l’ordine infranto dal peccato. Su quell’altare, intriso del Sangue dell’Agnello, il Figlio di Dio ha riparato l’offesa dell’uomo, del quale Egli ha assunto la natura. Nell’Ufficio odierno, e per i tre giorni del Triduo, ripetiamo progressivamente: Christus factus est pro nobis obediens usque ad mortem, mortem autem crucis: propter quod et Deus exaltavit illum, et dedit illi nomen, quod est super omne nomen (Fil 2, 8-9). L’obbedienza di Cristo, Seconda Persona della Santissima Trinità, al Padre, è motivo del trionfo di Nostro Signore: Sede a dextris meis: donec ponam inimicus tuos scabellum peduum tuorum (Ps 109, 1). Nell’eternità di Dio, il Sacrificio redentore di Cristo è una nuova creazione, una creazione soprannaturale, nell’ordine della Grazia e della Verità; il Re divino siede alla destra del Padre, e sotto di lui giacciono i suoi nemici: Dominare in medio inimicorum tuorum.

Nel canto che accompagna l’ingresso degli olii in questa Santa Messa del Crisma cantiamo:

Ut novetur sexus omnis unctione chrismatis:
ut sanetur sauciatA
dignitatis gloria.

L’unzione del crisma
rinnovi gli uomini tutti,
e la loro dignità ferita
ritorni all’antico splendore.

Il Sacerdozio regale di Nostro Signore è simboleggiato dall’olio che cola sul capo e sulla barba di Aronne, che sacerdotali nos opimat unguento nel Santo Crisma che oggi consacrerò con il solenne rito del Pontificale. E la Vittima immolata è significata nel balsamo con cui la donna del Vangelo unge il corpo di Gesù, per onorarLo prefigurando il Suo Sacrificio. Il Prefazio della benedizione del Crisma ci ricorda che nell’ordine divino l’oliva è stata creata proprio perché dalla sua spremitura – mistico cenno alla Passione del Redentore – si potesse ricavare l’olio da destinare a questo scopo. Il profeta Davide cantò nei suoi Salmi quell’olio, comprendendone il riferimento sacramentale. Dopo che le colpe dell’umanità furono lavate dal diluvio, una colomba annunciò la pace restituita recando un ramoscello d’olivo; fu con l’olio che Aronne venne istituito sacerdote dell’Antica Legge, anticipando simbolicamente l’unzione sacerdotale di Nostro Signore, il Cristo, ossia Colui che è “unto del Crisma”. L’unzione sacramentale è così importante nell’economia della salvezza, da far sì che il nome con cui ci riferiamo al Signore gli sia indissolubilmente legato.

Lota mente sacro fonte
aufugantur crimina,
uncta fronte sacrosancta
influunt charismata.

Il lavacro del Battesimo
cancella tutti i peccati;
l’unzione del crisma sulla fronte
fa scendere i doni dello Spirito.

L’Olio dei Catecumeni, con il quale sono indelebilmente segnati i Battezzandi, ci ricorda l’olio con cui gli atleti si ungevano il corpo, per sfuggire alla presa dell’avversario.

Consecrare tu dignare,
Rex perennis patriæ,
hoc olivum, signum vivum,
jura contra dæmonum.

Re dell’eterna patria,
consacra tu stesso quest’olio,
simbolo vigoroso di vita
contro gli assalti del demonio.

Per affrontare la lotta contro il demonio, la malattia e la morte benediciamo l’Olio degli Infermi, che porteremo a chi si prepara all’agone finale, vinto il quale egli possa entrare nell’eternità beata, recando sulla fronte la croce benedetta che lo ha reso figlio di Dio.

In questi tempi di grande apprensione per le sorti del mondo e di gravissima crisi nella Chiesa di Cristo, noi celebriamo questi riti a porte chiuse, nella clandestinità, come nella clandestinità si ritrovavano gli Apostoli sin dalla fine dell’Ultima Cena, januis clausis, a porte chiuse.

Viviamo in un momento in cui vi è come allora chi rinnega Cristo, giura di non conoscerLo, si nasconde. Un Sinedrio di apostati, di perfidi nemici di Cristo, sobilla le folle e si inchina al potere civile, dimentico del suo ruolo e delle responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi al popolo. Alcuni rimangono a guardare mentre il Salvatore è condannato nei Suoi Ministri, mentre è flagellato nella profanazione dei riti, coronato di spine nei sacrilegi contro il Santissimo Sacramento, oltraggiato dai nuovi manigoldi in clergyman, brutalmente condotto al Calvario, ancora crocifisso nel Suo Corpo Mistico.

Ma noi, nascosti e rinchiusi in questo Cenacolo, sappiamo e crediamo che in tre giorni il tempio distrutto dalla furia del mondo e del demonio sarà ricostruito; che la Passione e la Morte del Salvatore sono la vera Pasqua, il passaggio dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà della Grazia e della Vita. Una Grazia e una vita soprannaturale che ogni Sacerdote, nella Chiesa e tramite i Sacramenti, continua a elargire alle anime, perpetuando il Sacrificio di Cristo sino alla fine dei tempi.

Rimaniamo in trepidazione in questo Cenacolo. Vigilate et orate, dice il Signore agli Apostoli che Lo accompagnano nel Getsemani: prepariamoci con la preghiera, il digiuno e la penitenza ad accorrere al Sepolcro, per trovarvi la pietra rimossa, la sindone piegata, l’angelo che ci annuncerà, ancora una volta, il trionfo di Cristo, la Sua gloriosa Resurrezione, la vittoria sfolgorante sulla decomposizione del peccato e sulla putrefazione della morte. 

Corde natus ex Parentis,
alvum implens Virginis,
præsta lucem, claude mortem
chrismatis consortibus.

Tu che sei nato dal cuore del Padre,
e sei disceso nel grembo della Vergine,
strappa alla morte e rivesti di luce
chi riceve l’unzione del crisma.

Con le parole di questo inno antichissimo invochiamo la Maestà divina, affinché si degni di riunirci, veritatem facientes in charitate, per renderGli culto perfetto e impetrare alle anime la salvezza, ai peccatori la conversione, al mondo la pace, alla Chiesa il trionfo.

O Redemptor, sume carmen, temet concinentium. O Redentore, accetta il cantico di coloro che inneggiano a Te. E così sia.

 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

14 Aprile 2022
Feria V in Cœna Domini 

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