Sacri tradimenti
Prefazione
all'edizione italiana di ``Sacred betrayals``
di Martha Alegria Reichmann de Valladares
Et vos fecistis eam speluncam latronum.
Mc 11, 17
Quando nell’Agosto del 2018, resi la mia prima testimonianza pubblica sulla corruzione e sull’insabbiamento degli abusi sessuali da parte della Santa Sede, l’attenzione dei media si è concentrata sul caso dell’allora Cardinale Theodore McCarrick, i cui precedenti de Sexto erano noti a Bergoglio almeno dal 2013, avendolo informato personalmente al riguardo. La decisione di privare McCarrick della berretta cardinalizia e di ridurlo allo stato laicale fu assunta a distanza di sei anni, nel tardivo e maldestro tentativo di dare del nuovo corso bergogliano un’immagine di trasparenza e moralità con riforme e altisonanti proclami. In realtà McCarrick fu scaricato da Bergoglio – che pure gli aveva affidato prestigiosi incarichi diplomatici anche dopo la pubblicazione degli scandali sulla stampa internazionale – non per motivi di giustizia o di pastorale sollecitudine, ma per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica sul Prelato americano, distogliendola da altri gravi scandali commessi dal cosiddetto cerchio magico di Santa Marta. Durante quell’arco di tempo, Bergoglio ha coperto i crimini esecrandi di McCarrick, esponendo al rischio di abusi altre potenziali vittime.
Dato dunque in pasto alla stampa l’ormai impresentabile Cardinale legato a non meno corrotti personaggi del deep state americano, la sbrigativa “sentenza papale” che sanciva McCarrick colpevole non dopo la contestazione dei singoli reati ma con un inconsueto gesto d’autorità – res judicata – avrebbe dovuto porre, nell’intenzione del Vaticano, una pesante coltre di omertoso silenzio sulla figura del Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras, coordinatore del Consiglio dei Cardinali e intimo amico di Bergoglio. Ne parlai a Giugno del 2019 sul Washington Post, evidenziando le pesanti accuse che gravavano sul suo conto, concernenti gravi atti di corruzione e di insabbiamenti avvenuti nella sua Diocesi. Amico di McCarrick e artefice delle nomine nei Dicasteri vaticani e nelle principali sedi dell’orbe, è l’ideatore – non privo di conflitti di interesse – della riforma della Curia Romana. Eppure, nonostante il potere che esercita nella “Corte papale”, Maradiaga non ha potuto impedire alla stampa italiana, americana e honduregna di diffondere i dettagli dello scandalo finanziario che lo ha coinvolto, oltre alle tremende rivelazioni circa la rete di pervertiti riconducibile a sé, al suo Vescovo Ausiliare mons. Juan José Pineda e all’Arcivescovo mons. Edgar Peña Parra, ora Sostituto della Segreteria di Stato, accusato fra l’altro di aver abusato di un seminarista minorenne e di persistente comportamento immorale.
A nulla sono valse le proteste dei genitori dei giovani seminaristi di Tegucigalpa: i protetti di Bergoglio sono al di sopra di ogni indagine e, quel che è peggio, di ogni condanna. Le dimissioni di Pineda furono accolte dopo aver secretato i risultati dell’indagine di cui era stato incaricato Mons. Casaretto, indagine i cui risultati egli riferì unicamente a Bergoglio. Quest’ultimo preferì far sparire Pineda piuttosto di consegnarlo al braccio secolare, guardandosi bene dal comminargli alcuna sanzione canonica e dal rendere giustizia alle vittime. Che fine ha fatto Pineda? E che fine ha fatto l’altro protetto di Bergoglio, Fabian Pedacchio? Dobbiamo credere che la loro punizione consista nel sottrarli alla giustizia, solo per evitare che si sappia quante e quanto gravi sono le loro colpe?
Avevo già commentato lo scandalo Maradiaga nella mia testimonianza originale, notando che egli «è così sicuro della protezione del Papa che può liquidare come pettegolezzi i sentiti appelli di decine di suoi seminaristi che hanno trovato il coraggio di scrivergli dopo che uno di loro ha tentato il suicidio per gli abusi omosessuali nel Seminario. Ormai i fedeli hanno ben compreso la strategia di Maradiaga: insultare le vittime per salvarsi, mentire a oltranza per coprire una voragine di abusi di potere, di cattiva gestione nell’amministrazione dei beni della Chiesa e di disastri finanziari anche contro amici stretti, come nel caso dell’Ambasciatore dell’Honduras Alejandro Valladares, già decano del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede». Ma non è questo, a ben vedere, il comportamento dello stesso Bergoglio?
Il libro-denuncia di Martha Alegría è stato pubblicato in Honduras da una piccola casa editrice ed è stato ignorato dai media internazionali. Il motivo di questo silenzio omertoso è da ricercare in un fatto evidente: se dare in pasto alle masse McCarrick era funzionale all’immagine di riformatore che si voleva dare di Bergoglio, scoperchiare gli scandali di Maradiaga e delle altre persone di cui costui si è circondato e che ha ostinatamente coperto, smentirebbe questa teoria, mostrandone la menzogna.
Questo libro, aggiornato e tradotto in inglese, è ora disponibile anche in italiano: esso aiuterà a comprendere a quale infimo livello si sia ridotta la Gerarchia cattolica, specialmente negli ultimi dieci anni; e come la protezione di cui gode il Cardinale honduregno sia strettamente collegata all’influenza che costui esercitò al Conclave del 2013 per far eleggere Bergoglio.
Comprendo sia difficile credere che il principale beneficiario delle manovre di Maradiaga e della Mafia di San Gallo si possa mostrare irriconoscente verso coloro ai quali deve la propria elezione. Meno difficile pensare che l’evidenza degli scandali e della corruzione a così alti livelli nella Chiesa possa rimanere impunita: il Signore ha già scacciato una volta i mercanti dal tempio (Mc 11, 15), e quelli odierni non si limitano a comprare e vendere o a tenere banchi di cambiavalute, ma feriscono sul Corpo Mistico peggio dei manigoldi del Pretorio.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
9 Luglio 2022