Non abortirai il frutto del grembo
Messaggio
per la Prima Giornata Mondiale
contro l'aborto
Tu non ucciderai con l’aborto
il frutto del grembo
e non farai perire il bimbo già nato.
Didachè Apostolorum, V, 2
Una delle principali conquiste del Cristianesimo in ambito sociale è stata l’aver estirpato l’orribile crimine dell’aborto e dell’abbandono dei neonati, che nel mondo pagano era tollerato o addirittura accettato. Il rispetto per la vita, nella visione cattolica, deriva infatti dalla sua perfetta rispondenza alla Legge naturale, a cui si aggiunge la consapevolezza che l’essere umano è creato per glorificare Dio e, obbedendo ai Suoi Comandamenti, conseguire l’eterna beatitudine in Cielo. Uccidere il bambino con l’aborto costituisce quindi una gravissima violazione del Quinto Comandamento del Decalogo, reso ancor più odioso dal fatto che la vittima è innocente, indifesa e massacrata (poiché di massacro si tratta) con il consenso di colei che dovrebbe invece proteggerla con tutte le proprie forze. La società cristiana ha dunque eliminato un crimine diffuso, dimostrando come il rispetto e la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale sia un principio inviolabile.
La società moderna – a iniziare dalla Rivoluzione francese – si è ribellata non solo alle verità dottrinali e morali del Magistero, ma avendo scacciato Dio dalla società per affermarsi “laica” e quindi intrinsecamente anticlericale e anticristiana, ha spezzato il vincolo trascendente tra la legge positiva e la Legge naturale. Venuto meno il Principio primo che informa di sé le leggi dei popoli e delle nazioni, nulla poteva vietare ai singoli e alle società di adottare norme contrarie al diritto di natura, legittimando l’aborto e il divorzio come libero esercizio di una facoltà, senza alcuna conseguenza penale e morale. Il sistema di governo che trae la propria autorità dal consenso della massa anziché da Dio, al quale appartiene ogni autorità – omnis potestas a Deo – dovrebbe essere solo per questo considerato contrario al bonum commune, perché nel consentire l’esercizio di un falso concetto di libertà e nel non riconoscere la Signoria di Cristo sui singoli e sulle società si pone di fatto contro il fine che lo legittima.
Ma come sempre avviene quando si agisce per il male, anche gli stessi fautori dell’aborto dovevano in qualche modo “rendere digeribile” questo orribile delitto, cercando di giustificarlo con esempi che quasi mai si verificano, e che rimarrebbero comunque inaccettabili: la donna violentata dal bruto, la ragazzina sedotta dal vecchio vizioso e tutta la casistica teorica utile ad aprire la “finestra di Overton”. Decenni di massacri ai danni di creature innocenti – solo in Italia oltre sei milioni di bambini gridano vendetta al Cielo! – hanno dimostrato che le giustificazioni addotte per introdurre l’aborto nella legislazione civile erano dei pretesti, mentre nella realtà constatiamo con dolore che l’infanticidio è quasi sempre motivato da cinismo, da egoismo, da ignoranza. Cinismo, per l’incuranza con cui si accetta anche solo come ipotizzabile il ricorso all’uccisione di una persona per proprio tornaconto personale; egoismo, perché chi abortisce decide che la propria volontà prevalga sui diritti di un altro essere umano; ignoranza, perché quasi nessuna madre sa a quali tormenti sia realmente sottoposto il feto per espellerlo dal grembo materno e quanto lei ne esca traumatizzata.
Cinismo, egoismo e ignoranza si riassumono in una mancanza di senso morale, aggravato dall’atteggiamento ormai rinunciatario con cui la Gerarchia Cattolica affronta questo esecrabile crimine, quasi dovesse farlo per costrizione.
Ai tempi di Giovanni Paolo II una simile desistenza sarebbe stata impensabile, perché, il Papa polacco pur influenzato da filosofie eterodosse, rimaneva pur sempre un implacabile e fiero paladino della legge di natura. Dobbiamo riconoscere che l’attuale compagine ecclesiastica facente capo a Jorge Mario Bergoglio va ben oltre lo sbandamento dell’eresia nell’ambito teologico e in quello morale degli scandali finanziari e sessuali, giungendo a farsi zelantissima promotrice dell’agenda neomalthusiana e delle cosiddette “conquiste” della società moderna quali appunto il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, la contraccezione, la sodomia e l’ideologia LGBTQ+, la teoria gender e l’interruzione dello sviluppo ormonale dei minori.
Le recenti, farneticanti dichiarazioni del Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nel corso di un programma televisivo hanno giustamente scandalizzato i fedeli e gli stessi non credenti, che alla Chiesa dovrebbero poter guardare come ad un presidio del Bene e ad un faro di Verità. Nelle parole di Paglia si intuisce la banalità del male, la cinica volontà di non essere pietra d’inciampo, di non volersi porre come segno di contraddizione in un mondo tornato all’epoca della barbarie e del paganesimo, il servile ossequio del Sinedrio bergogliano all’autorità civile, la stolida cortigianeria di chi spera – compiacendo il potente – di ricavarsi un qualche spazio nel costituendo Nuovo Ordine Mondiale, basato sui deliranti principi del neomalthusianesimo che considerano l’essere umano come un parassita del Pianeta da sterminare. Paglia si mostra come grigio funzionario che, esattamente come per la narrazione psicopandemica, non cerca nemmeno di comprendere l’incoerenza di quel che gli si chiede di dire e di ratificare, limitandosi ad accettare acriticamente il nuovo corso bergogliano, l’ideologia globalista, il transumanesimo, il Great Reset, il green new deal, l’Agenda 2030. Quanto a Bergoglio e al suo variopinto caravanserraglio, sembra che le rare esternazioni dal forte impatto mediatico contro l’aborto facciano parte di quel copione cui deve ogni tanto conformarsi per non apparire per ciò che è.
Andrebbe detto che, come tutto ciò che viene promosso dalla società contemporanea, anche la promozione dell’aborto – definito fraudolentemente “interruzione di gravidanza” o “salute riproduttiva” – non è immune da pesanti conflitti di interesse, dal momento che intorno a questo nuovo mercato si muovono gli interessi economici delle cliniche abortive, delle case farmaceutiche, dei laboratori di ricerca e delle aziende produttrici di cosmetici. Così, al male intrinseco dell’uccisione di un innocente, si aggiunge lo spregiudicato e redditizio commercio dei feti abortiti, destinati a produrre farmaci, vaccini, creme. Sappiamo ad esempio, per stessa ammissione dei produttori del cosiddetto vaccino contro la Covid, che per produrre il siero genico sono provocati continuamente nuovi aborti per “rinfrescare” le linee cellulari abortive originarie, anch’esse provenienti da aborti. L’appiattimento della Congregazione per la Dottrina della Fede ai diktat di BigPharma e dei suoi emissari nei governi e nelle agenzie del farmaco rivela impietosamente l’atteggiamento complice della Gerarchia, premiata con sponsorizzazioni e finanziamenti per aver fornito a Pfizer e Moderna l’augusto testimonial del siero genico sperimentale.
Celebrare oggi la Prima Giornata Mondiale contro l’Aborto è una scelta coraggiosa, perché si pone come antitetica ad una visione orizzontale e utilitaristica della vita e del destino dell’uomo. Una visione alla diffusione della quale non sono estranei i vertici vaticani, sempre timorosi di apparire antiquati, sempre desiderosi di mostrarsi à la page, fino a far proprio il transumanesimo, in cui la fusione tra uomo e macchina dovrebbe rappresentare, nella mente delirante dei suoi artefici, la rivincita dell’uomo su Dio, della creatura sul Creatore, dell’omicida sin dal principio sul Signore della Vita.
La vostra battaglia è ontologicamente destinata alla vittoria: la cultura della morte e del peccato è destinata alla sconfitta e all’eterna sentenza di condanna da parte di Cristo Redentore. Ma se la vittoria è certa, non meno determinata dev’essere la vostra azione, non meno coraggioso il vostro impegno sociale e politico. Come cittadini e membri di una comunità, avete il diritto e il dovere di far conoscere l’orrore di questo delitto, la sua inaudita crudeltà, il suo cinico sfruttamento per interessi ideologici ed economici. Avete il diritto e il dovere di ricordare alle madri e ai padri che quel bimbo non è un fastidioso contrattempo, né un grumo di cellule, né un produttore di anidride carbonica; ma che egli è una creatura di Dio, destinata ad essere amata e a sua volta ad amare e rendere gloria al suo Creatore; che quel piccolo inerme merita almeno quella chance che non è stata negata alla madre né ai padri: venire alla luce.
Non lasciatevi intimidire da chi vi accusa di voler sovrappopolare il pianeta con “mangiatori inutili” (come dicono a Davos), di voler costringere una donna ad essere madre per forza, di voler imporre le vostre idee a chi non le condivide! Non lasciatevi ingannare da chi obbietta che il diritto di abortire non implica l’obbligo di farlo a chi non vuole: è un sofisma, in cui la vita di una creatura è abbandonata alla scelta del singolo, mentre nessuno può rivendicare il diritto di vita e di morte sul proprio figlio. Perché quel bambino non è un’idea, non è un concetto di cui si può tener conto o che si può ignorare, ma un essere umano, a cui verrà dato un nome, che avrà una vita, delle relazioni, un futuro; che nel Battesimo ritroverà l’amicizia con Dio e potrà amarLo e servirLo per poi aver parte con Lui dell’eternità.
Possa la Vergine Santissima, di cui oggi celebriamo la Natività e che nel visitare la cugina Elisabetta questa sentì sussultare il Battista nel grembo, impetrare al Cielo le grazie necessarie al compimento della vostra guerra all’aborto, perché le Nazioni comprendano l’orrore di questo crimine e i loro governanti lo vietino quanto prima. Il mondo non potrà conoscere pace, sinché immolerà al Moloch del pensiero unico i suoi figli indifesi.
Vi benedico di cuore.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
8 Settembre 2022
In Nativitate B.M.V.