Consecrare tu dignare
Consecrare tu dignare
Omelia per la Messa crismale nel Giovedì in Cœna Domini
Consecrare tu dignare,
Rex perennis patriæ,
hoc olivum, signum vivum,
jura contra dæmonum.
Hymn. O Redemptor
Celebriamo oggi, cari fratelli e diletti figli, i Santi Misteri più sublimi della nostra Fede. La mattina del Giovedì Santo, secondo la venerabile tradizione, vengono consacrati gli Oli dei Catecumeni e degli Infermi, assieme al Sacro Crisma. Il solenne rito del Pontificale rimanda al Sacramento del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine Sacro, dell’Estrema Unzione; ricorda l’unzione dei Sacerdoti, dei Re, dei Profeti e dei Martiri. E nella Messa in Cœna Domini ricorderemo l’istituzione della divina Eucaristia, del Sacerdozio e del Santo Sacrificio della Messa. Fu, quella del Cenacolo, la prima e l’ultima Messa celebrata prima della Passione e Morte del Salvatore, il Quale anticipò misticamente ciò che gli Apostoli e i loro successori da allora perpetuano sacramentalmente sui nostri altari.
Durante il Sacro Triduo, e massimamente nel Giovedì Santo, l’intelletto illuminato dalla luce delle Verità eterne della Fede arde alla fiamma della divina Carità, che quella Fede vivifica con l’esempio di infinito amore che Nostro Signore ha voluto darci perché a nostra volta lo ricambiassimo con l’amare Lui sopra ogni cosa e il prossimo per amor Suo. E dove i riti dell’antica Legge preannunciavano l’immolazione redentrice del Figlio di Dio in obbedienza all’eterno Padre, nella Nuova ed Eterna Alleanza troviamo il compimento delle antiche promesse e il pegno della gloria futura.
Acqua, sale, olio, pane, vino: gli alimenti indispensabili alla vita del corpo diventano, per divino decreto, la materia sacramentale con cui nutrire l’anima e grazie alla quale difenderci dagli assalti del Maligno. Ma senza il Sacerdozio, cari fratelli, non vi sarebbero né la Messa, né l’Eucaristia, che costituiscono il cuore vivo della Chiesa. Tutto ruota intorno al Santissimo Sacramento: il Battesimo per dare alle anime la veste candida della Grazia con cui accedere al Banchetto; la Cresima per fare di esse dei soldati del Re eucaristico ; la Confessione per restituire la vita all’anima peccatrice e farla degna di riceverLo nella Comunione; l’Ordine Sacro per consacrarLo; il Matrimonio per moltiplicare i figli della Chiesa e riunirli intorno al santo Altare, nutrirli del Pane degli Angeli, farne santi Ministri dell’Altissimo. Anche l’Unzione degli Infermi prepara l’anima all’estremo combattimento prima di nutrirla con il santo Viatico.
In tempi disgraziati di ribellione e apostasia, il Sacerdote diventa il principale bersaglio del Nemico, perché senza di lui viene meno ciò che regge l’universo intero: il Santo Sacrificio e l’Eucaristia. Senza il Sacerdote le chiese rimangono abbandonate, l’altare è deserto, il tabernacolo è vuoto. Senza il Sacerdote la carestia spirituale miete vittime tra i fedeli, privati del Cibo dell’anima. Per questo la furia di Satana si scatena contro i Ministri di Dio, e l’odio del mondo cerca di ucciderli nell’anima quando non può ucciderli nel corpo.
Ma se in questa battaglia feroce siamo noi i primi bersagli e coloro contro cui si concentrano i demoni e i malvagi, dobbiamo più dei laici tenere affilate le armi spirituali, più dei fedeli allenarci al combattimento. Nella Chiesa militante, siamo più vicini al nostro Re, come cavalieri alla guida delle divisioni del Suo esercito. Ciò significa che dobbiamo rimanere vicini al Re divino per ascoltare i Suoi comandi, e vicini ai nostri soldati per guidarli e incitarli a resistere al Nemico. E come cavalieri dobbiamo essere d’esempio per loro, affinché essi vedano risplendere in noi quelle virtù e quel coraggio ai quali li esortiamo. Non imbrattiamo la nostra armatura con vizi e peccati: ciò che è grave in un semplice soldato di Cristo, in un suo cavaliere è di scandalo e perciò ben più meritevole di castigo. E non dimentichiamo che, proprio perché siamo più vicini al Re e a Lui più cari, possiamo contare sulla Sua santa Grazia, quella Grazia di stato che proporziona la potenza della protezione divina a quella dell’attacco del Nemico contro di noi.
Tenetevi stretti intorno al Signore, fratelli miei. Sguainate le spade, abbassate la celata dell’elmo e tenetevi pronti all’assalto, facendo scudo a quanti vi sono stati affidati. Brandite il vessillo di Cristo, dinanzi al quale le forze infernali si ritirano atterrite. E siate pronti a dare la vita per le anime che il Re divino ha conquistato a Sé, perché nel giorno della vittoria possiate celebrare con loro il Suo trionfo.
Sarà proprio nel momento in cui tutto sembrerà perduto – come in quel terribile Venerdì di Parasceve di millenovecentonovant’anni fa – che Satana verrà atterrato.
Allo strazio silenzioso della Vergine Santissima, alla desolazione degli Apostoli, alla delusione dei discepoli nel contemplare il Salvatore esanime seguì la gioia ineffabile della Resurrezione. Al nostro dolore nel vedere il Corpo Mistico seguire la passione del suo Capo seguirà la consolazione indicibile del trionfo finale, assieme al Re e assieme a quanti sono stati fedeli sino alla fine.
Che la Vergine Santissima, Madre del Sacerdozio e Regina dei Leviti, ci protegga e benedica in questa battaglia. E così sia.
- Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
6 Aprile 2023
Feria V Majoris Hebdomadæ in Cœna Domini