Dum tempus est

Mons. Carlo Maria Viganò

Dum tempus est

Contributo per la rivista “Visione – un altro sguardo sul mondo”
L'esilio di Dio, n° 8 DIcembre 2023

«Non ha niente addosso! C’è un bambino che dice che non ha niente addosso!»
«Non ha proprio niente addosso! » gridava alla fine tutta la gente.
E l’imperatore rabbrividì perché sapeva che avevano ragione,
ma pensò: «Ormai devo restare fino alla fine.»
E così si raddrizzò ancora più fiero
e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c’era.

Hans Christian Andersen, I vestiti nuovi dell’Imperatore

 

Un altro sguardo sul mondo. Avremmo davvero bisogno di poter guardare al mondo con occhi diversi, soprattutto quando la nostra visione della realtà è falsata e manipolata da chi finanzia e gestisce l’intero sistema dell’informazione mainstream. Ci sentiamo come il bambino della favola di Andersen, che vedendo passare in corteo l’Imperatore nudo, non si capacita di come tutti gli altri ne lodino le vesti, invisibili solo alle persone stolte o disoneste. Quanti si allineano alla narrazione ufficiale – pandemica, ambientale, energetica, bellica – sono come i cortigiani dell’Imperatore, i quali ovviamente non credono che esistano abiti invisibili, ma nonostante ciò assecondano la frode dei tessitori, accettando di partecipare all’inganno di massa solo per non essere giudicati male. L’altro sguardo – quello del bambino che non simula per convenienza personale, a differenza degli adulti – vede la realtà per quella che è, ma è solo – o crede di esserlo – nella massa di chi finge. Ed è solo un bambino, davanti al consenso dei dignitari di Corte.

In verità siamo in molti a vedere il Re nudo – anzi, tutti lo vediamo – e a denunciare la frode dei tessitori, a cercare di convincere parenti e amici. Ma parenti e amici sanno benissimo che abbiamo ragione: non è quello il punto. Noi non dobbiamo mostrare una realtà già di per sé evidente a chi si rifiuta di riconoscerla perché poi dovrebbe compiere delle scelte radicali e schierarsi. Dobbiamo invece dargli i motivi perché trovi il coraggio di compierle, queste scelte. Dobbiamo cioè far comprendere a chi si è adeguato alla finzione collettiva che alla frode dei tessitori si aggiunge la frode del falso consenso; e che vi è un codice morale che obbliga ad agire solo ed unicamente per il Vero e per il Bene. Che vi sono principi irrinunciabili per i quali vale la pena combattere ed anche morire, se necessario. Che la castrazione morale cui le ultime generazioni sono state sottoposte in massa ha risparmiato qualcuno, e forse non è nemmeno irreversibile, a differenza delle mutilazioni dei transitioner.

Chi, dagli spalti delle sue fortezze recintate e sorvegliate, manovra gli eventi e i governi tramite una rete organizzatissima di emissari infiltrati ovunque crede di poter ridurre il comportamento umano alla formula di un algoritmo, basandosi sul modo di agire e reagire degli insetti, dei topi o delle scimmie. Inebriati di uno scientismo cieco e presuntuoso, costoro ci osservano come se fossimo formiche o cavie, aspettandosi una precisa risposta ad una determinata sollecitazione. Ci hanno terrorizzato con un fantomatico virus letale – oggi dimostratamente curabile – e hanno ottenuto obbedienza con i lockdown e con la campagna vaccinale. Ci spaventano con l’emergenza ambientale e la massa sopporta gli aumenti indotti dell’energia e la distruzione del tessuto socio-economico. Ci colpevolizzano per un passato di suprematismo inesistente e intere culture si lasciano cancellare. Ci ricattano con lo stigma dell’antisemitismo se solo osiamo mettere in discussione l’operato di Netanyahu nella Striscia di Gaza e lasciamo inviare navi e aerei verso Israele senza mandato parlamentare. E dove il consenso vacilla nonostante il martellamento mediatico, ecco pronta la censura delle piattaforme sociali in nome della libertà di parola e la proibizione delle manifestazioni di protesta in nome della libertà di espressione.

A prima vista saremmo indotti a ritenere che anche l’essere umano agisca secondo regole fisse; ma così non è, e per un motivo che l’élite globalista non riesce a comprendere, che non può comprendere. Il motivo è che l’uomo non è un animale che agisce solo sulla base dell’istinto, senza capacità di scelta. L’uomo è composto di anima e di corpo, e dispone non solo delle facoltà di raziocinio, ma anche della volontà e del libero arbitrio, ossia della capacità di scegliere moralmente tra Bene e Male. Infine, l’élite non concepisce che l’uomo possa amare, anzi non concepisce l’amore, il volere il bene di qualcuno, e che vi sia un Bene supremo e divino che è Amore infinito e che per amore ci ha voluti, pensati, creati, redenti. Che la Seconda Persona della Santissima Trinità possa esserSi incarnata per riscattare l’uomo dalla colpa di Adamo e ripristinare nell’ordine della Grazia il vulnus che il peccato originale ha inferto al κόσμος divino.

Ed è questo il punto cruciale: essere consapevoli della dimensione spirituale della lotta tra Bene e Male, della sua inevitabilità e di conseguenza del dovere di schierarsi e combattere. Per chi si pasce di odio, di morte e di menzogna l’amore non può che essere materiale, carnale, egoistico e sterile. Il Nuovo Ordine Mondiale – un “ordine” che in quanto antitetico all’ordine naturale voluto da Dio non può che essere ontologicamente il χάος della rivoluzione, della ribellione, e quindi una frode criminale ai danni dell’umanità – non sa che distruggere, contaminare, adulterare, manipolare. Esso non crea nulla, perché la creazione è prerogativa di Dio, che in quanto Verità, Bontà e Bellezza assolute è diffusivus sui, portato naturalmente a diffondersi e comunicarsi, con magnificenza, generosità e gratuità divine. Il Male invece è egoista, vuole tutto per sé, non si dona ma si vende, non si rende desiderabile ma corrompe comprando le persone. Esso non dà la vita, ma la morte. Non cerca la verità – che lo mostrerebbe per quello che è – ma impone la menzogna: proprio come ai cortigiani della favola di Andersen interessa assecondare l’inganno dei tessitori, perché non sia evidente la loro complicità interessata. Penso che se avessimo il coraggio di scrollarci di dosso l’imbarazzo – direi quasi la vergogna – di poterci dire fieramente innamorati di Dio; se la finissimo con questo pudore per le cose spirituali, che pure sono quelle che ci attenderanno per l’eternità, riscopriremmo il senso di una ferma opposizione a quanto avviene e soprattutto lo scopo per cui esistiamo, per cui Dio Padre ci ha creati e Nostro Signore ci ha redenti, santificandoci nello Spirito Santo: renderGli gloria in questa breve vita terrena per meritare l’eternità beata alla presenza della Santissima Trinità.

Non si comporta forse così l’innamorato? non desidera le medesime cose della persona amata? non aborrisce quello che essa detesta? non vuole stare assieme a lei? E queste non sono considerazioni da adolescenti, né discorsi “da donne”: l’onore di un uomo, di un marito, di un padre consiste nell’essere un riflesso della paternità di Dio nella società, nella famiglia, nel lavoro; nel cooperare all’opera creatrice di Dio procreando, crescendo ed educando i figli nell’amore del Signore. Vi è stato un tempo in cui i Re non si vergognavano a inginocchiarsi davanti a Dio, perché sapevano che il loro scettro era nelle Sue mani: per questo la loro corona era sormontata dalla Croce, mediante la quale il Re dei re ratificava l’autorità dei Suoi vicari nelle cose temporali come in quelle spirituali, ma allo stesso tempo li considerava direttamente responsabili di ogni loro azione di governo. A questo concetto della sacralità dell’autorità erano giunti anche i pagani, che nel corso della Storia il Signore ha accompagnato quasi per mano verso la pienezza della Rivelazione cristiana. È solo con la Rivoluzione – ispirata dalla setta massonica – che l’uomo rifiuta la Signoria di Dio e si proclama dio egli stesso, libero di legiferare come crede, libero di manomettere l’opera della creazione con l’ingegneria genetica, il transumanesimo, la transizione di genere e tutti gli orrori di questi ultimi due secoli.

Lascia interdetti vedere come questo capovolgimento della società – il mondo a la roversa che da topos letterario diventa oggi infernale realtà – abbia potuto avvalersi della vile cooperazione di ogni autorità: non solo di quella civile, ma anche – e dovrei dire anzitutto – di quella religiosa. Perché se oggi si può teorizzare la cancel culture nei parlamenti lo dobbiamo principalmente al fatto che la Chiesa, o meglio: la sua Gerarchia, abbia creato le premesse teologiche approvando l’estromissione della Religione dalla società con la laicità dello Stato, la relativizzazione della Fede con l’ecumenismo, l’adattamento della Morale con la resa allo spirito del mondo. Senza il Vaticano II e i suoi preambula apostasiæ, molti governanti cattolici non avrebbero accettato divorzio, aborto, eutanasia, matrimoni gay, sostituzione etnica, indottrinamento woke. La nomina di Bergoglio ha costituito nell’ambito ecclesiastico un passaggio obbligato per piegare le masse con l’appoggio e la complicità della parte corrotta della Gerarchia, né più né meno di come nell’ambito politico servivano un Biden, un Trudeau, un Macron, un Netanyahu. Tutti asserviti ai medesimi padroni, tutti comprati da Fondazioni filantropiche, tutti ricattabili per i loro turpi scandali. Difficile pensare che il Vaticano di Bergoglio faccia eccezione, non fosse che a guardare alla disinvoltura con cui il gesuita insabbia o assolve i casi ripugnanti in cui i suoi amici sono coinvolti. Il Sinodo sulla Sinodalità è l’ennesima operazione di propaganda manovrata da Prelati eretici agli ordini di Bergoglio, con cui si replicano senza pudore gli stessi metodi usati per imporre il siero genico, la transizione green, il cibo geneticamente modificato, le città di 15 minuti, i tagli alla spesa pubblica per finanziare la folle guerra in Ucraina.

Questa cecità dell’élite verso un mondo spirituale che attinge all’eternità e che all’eternità ci prepara su questa terra sarà ciò che condurrà la distopia globalista a sprofondare su se stessa, travolgendo con sé i suoi criminali fautori. Perché non dobbiamo dimenticare che chi usurpa oggi l’autorità per colpire e sterminare –letteralmente – coloro che dovrebbe invece difendere e tutelare è convinta che i suoi algoritmi abbiano già previsto ogni eventualità e che le masse non si rivoltino. Lo pensano Klaus Schwab, Bill Gates, George Soros, Tedros Ghebreyesus ma anche Bergoglio e i suoi corrottissimi cortigiani. Si illudono di poter controllare tutto, con le loro telecamere, i loro strumenti di sorveglianza, la loro censura: ma è proprio nel momento in cui la Verità viene conculcata che essa si afferma con maggior forza: oppressa vincit veritas. E questa Verità si mostra ormai ovunque, incontenibile, incomprimibile, non più occultabile dietro i miserabili orpelli della menzogna.

Come possiamo uscire da questo infernale empasse che sembra averci imprigionati e resi incapaci di reagire? Ritrovando quella speranza che la dittatura del relativismo ci ha rubato, quella vocazione all’eroismo che solo grandi e nobili ideali possono risvegliare, ripristinando quella gerarchia che è stata sovvertita dalla Rivoluzione nel delirante tentativo di sostituirci a Dio. Poniamo la divina Maestà al centro della nostra vita – privata e pubblica – e comprenderemo che tutto quanto stiamo subendo è solo un modo infame e vile di renderci come e peggio delle bestie, per strapparci a quel destino di beatitudine che Satana ha perduto per sempre e che a noi è stato concesso di conseguire con la Grazia di Dio. Ci dev’essere insomma un punto oltre il quale ognuno di noi non può tollerare oltre questa infernale tirannide, passato il quale diciamo Adesso basta. Lo dobbiamo ai nostri padri, che nel corso dei secoli hanno edificato una società plasmata sul Vangelo; lo dobbiamo ai nostri figli, ai quali non possiamo trasmettere il vuoto grigio e tetro di un mondo senza futuro, senza speranza, senza amore e senza verità.

Noi non vinceremo questa battaglia epocale con le nostre forze, perché è uno scontro in cui si affrontano Luce e tenebre, Bene e male, Dio e Satana. Non dimentichiamo che non saremo giudicati né da Soros, né da Schwab, né da Bergoglio né dal loro padrone: Gesù Cristo ha già vinto, una volta per tutte. Sono loro, in realtà, che non hanno alcuna speranza, nonostante il loro potere, i loro soldi, i loro sieri e le loro armi.

Non attendiamo dunque passivamente un intervento esterno, riponendo illusorie speranze in questo o quel leader politico: quel che ci è chiesto è di schierarci, e di lasciare che quel che non siamo in grado di fare noi lo faccia Nostro Signore. Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, ci dice il Salvatore, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù (Mt 6, 33). Vana sarebbe la nostra Fede, se pensassimo che una creatura possa sconfiggere il Dio degli eserciti. Poiché Egli ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi (Lc 1, 51-53).

 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
g
ià Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

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