Omelia nella festa dell’Immacolata Concezione

Mons. Carlo Maria Viganò

Tota pulchra es, Maria

Omelia nella festa dell'Immacolata Concezione
di Maria Santissima

Tu gloria Jerusalem, tu lætitia Israël,
tu honorificentia populi nostri. 

Jud 15, 10

 

La festa odierna rappresenta un luminoso raggio di luce divina che anticipa il Santo Natale, nel quale quella Luce si mostra in tutto il suo splendore al mondo per rischiararlo. Et tenebræ eam non comprehenderunt (Gv 1, 5): la luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Non stupiamoci dunque se questo raggio che ci illumina nella festa dell’Immacolata è ancor meno compreso del Sole divino di cui è riflesso. Nel contemplare le meraviglie che la Santissima Trinità si è degnata di compiere nella Vergine Madre preservandoLa dal peccato originale è indispensabile avere gli occhi limpidi di chi non appartiene alle tenebre del peccato, o meglio: di chi pur peccatore ha l’umiltà di elevare lo sguardo verso Colei che proprio perché Immacolata è così cara al Signore, e grazie a quell’umile consapevolezza del proprio nulla vede in Lei l’Avvocata e la Mediatrice presso il trono di Dio. 

La purezza virginale di Maria Santissima è purezza del corpo e dell’anima, una purezza che è prerogativa di una creatura che non conosce colpa ereditaria né personale, come uno specchio limpido e lucido nel quale nessuna appannatura impedisce alla Grazia del Signore di riflettersi e riverberarsi inalterata: speculum justitiæ; come un prato sul quale si è posata una candida coltre di neve immacolata che nessuno ha osato calpestare. E se rimaniamo ammirati dal Suo singolare privilegio di essere esente dalla colpa dei nostri Progenitori, la nostra ammirazione è ancor maggiore nel comprendere che il miracolo dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria è stato voluto dalla sapiente onnipotenza di Dio perché Ella potesse essere il Tabernacolo vivente dell’Altissimo, Domus aurea, reggia imperiale, sicché ogni fibra, ogni tessuto, ogni cellula che ha formato il corpo di Nostro Signore in quel seno benedetto provenisse da una creatura purissima e dall’azione dello Spirito Santo. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Jesus. È infatti in vista dell’Incarnazione, della Passione e della Morte di Nostro Signore propter nos homines et propter nostram salutem, per noi uomini e per la nostra salvezza, che la Vergine Madre è Immacolata. Quel dono soprannaturale e unico, che ha reso Maria Santissima l’unica creatura preservata dal peccato originale, è un miracolo ordinato alla nostra Redenzione: ex morte ejusdem Filii tui, come abbiamo appena cantato nell’orazione. Comprendiamo così il motivo per il quale la Chiesa ha scelto come Epistola di questa festa il passo del libro della Sapienza: Ab æterno ordinata sum, et ex antiquis, antequam terra fieret (Prov 8, 23). La promessa del Protoevangelo, dopo la caduta di Adamo ed Eva, si compie nella Donna dell’Apocalisse, e l’inimicizia tra la stirpe di Lei e la stirpe del Serpente – che nella visione escatologica vede affrontarsi Cristo e l’Anticristo – è motivata anzitutto dalla inconciliabilità ontologica tra l’umiltà e la purezza di Nostra Signora e l’orgoglio e il peccato di Satana. Umiltà e purezza sono le gemme più preziose che ornano la corona regale di Colei che gli Angeli e i Santi riconoscono come loro Regina, che Nostro Signore ama come propria Madre – la Παναγία Θεοτόκος – e che lo Spirito Santo ha scelto come castissima Sposa. 

L’inimicizia tra la Donna con il capo coronato di stelle e il Serpente infernale si mostra in tutta la sua realtà quanto più si avvicina il giorno e l’ora della definitiva sconfitta di Satana, il cui capo sarà schiacciato dal piede virginale di Lei e – come vediamo in alcune raffigurazioni sacre – dal piccolo piede del Bambino Gesù. Questa inconciliabilità emerge evidente nel tentativo di stravolgere e pervertire la figura femminile, che nell’ordine divino è sposa e madre, per strappare da ogni donna la verginità che la prepara al matrimonio, la fedeltà allo sposo, la santimonia coniugale, la maternità feconda nella famiglia. Troviamo così la donna avvilita e abbruttita a oggetto di piacere, a strumento ribelle di vizio e dannazione, a sterile propagatrice di morte. E cos’altro potremmo attenderci da Satana, che nella donna vede la sua epocale Nemica, la custode del focolare domestico, la compagna amorevole dell’uomo, l’educatrice alla santità di tante giovani anime? Non diversamente ha agito contro l’uomo, corrompendone la virtù e l’onestà, svirilizzandone la forza e il coraggio, rendendolo schiavo delle passioni più abbiette e pavido dinanzi a chi minaccia la Chiesa, la società e la famiglia. 

Quest’opera infernale di distruzione dell’ordine naturale e di sovversione dell’ordine soprannaturale non si limita alla donna sposa e madre, ma si allarga anche alla giovane vergine, perché nella corruzione dei costumi e nella folle rivendicazione di una impossibile indipendenza dall’uomo essa perda quella castità dell’anima che è necessaria premessa della santità, dell’amore di Dio sopra ogni cosa. I conventi e i monasteri femminili sono vuoti perché in una visione priva di slancio soprannaturale è impossibile comprendere l’immolazione della propria femminilità – e quindi della vocazione al matrimonio e alla maternità – nell’unione sponsale della vergine consacrata allo Sposo divino. C’è da rabbrividire, quando le deliranti istanze del femminismo – la cui matrice è intrinsecamente satanica e anticristica – sono fatte proprie dalla stessa Gerarchia, i cui membri dimostrano di non aver compreso né la complementarietà di uomo e donna nel piano della Creazione, né tantomeno la sua intrinseca coerenza con l’economia della Redenzione. Mezzi uomini, corrotti nell’intelletto dall’eresia e nella volontà dalla fornicazione, pretendono di manomettere l’opera di Dio imponendo alla donna un ruolo che il Signore ha stabilito per l’uomo, come ci insegna San Paolo: Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore, perché il marito è capo della moglie, come Cristo è capo della Chiesa, che è il suo corpo (Ef 5, 22-23). Se la Rivoluzione è riuscita a demolire la società civile scardinando l’ordine gerarchico tra uomo e donna proprio perché congruente con la superiorità di Nostro Signore rispetto al Corpo Mistico, essa spera di ottenere altrettanto introducendo la stessa sovversione anche nella Chiesa, ben sapendo che il Sacerdozio separato dal sacerdote uomo a immagine di Cristo non può esistere, come non può esistere un Ministero femminile che la Provvidenza non ha voluto riconoscere a Maria Santissima, che per la Sua purezza e la Sua umiltà l’avrebbe meritato ben più di tanti uomini pur santi. E così l’uomo ribelle – laico o chierico che sia – osa violare l’ordine divino usurpando un ruolo che non ha, mentre abdica a quello che Dio gli ha dato per cederlo indebitamente alla donna. 

Maria Santissima, novella Eva, ripristina nell’umiltà e nella intemerata Verginità l’ordine infranto dalla Progenitrice, così come Gesù Cristo, nuovo Adamo, ripristina nell’obbedienza al Padre e nell’Incarnazione la disobbedienza orgogliosa del Progenitore, tentato dal Serpente per essere come Dio. Eritis sicut dii: l’inganno di Satana voleva illudere le creature di poter diventare creatori, mentre il Figlio di Dio assume la natura umana e ci rende veramente partecipi della Sua natura divina mediante la Grazia santificante. In Maria Semprevergine si compie qualcosa di simile, perché proprio nella Sua umiltà Ella è divenuta onnipotente per Grazia. Non dimentichiamo che la vittoria di Cristo, per decreto divino, avverrà per mezzo della Madre di Dio, perché sia una creatura docile alla Sua volontà – e umile, e castissima – a vendicare la ribellione di una creatura orgogliosa e ribelle. 

Dum medium silentium tenerent omnia, et nox in suo cursu medium iter haberet, omnipotens sermo tuus, Domine, de cælis a regalibus sedibus venit. Nel silenzio si è compiuto il Mistero dell’Incarnazione. Nel silenzio della grotta di Betlemme nasce il Re Bambino. Nel silenzio. Un silenzio divino, un’armonia semplicissima e ineffabile che rifugge lo strepito e la confusione. Un silenzio che ritroviamo nel momento della Resurrezione e quando lo Spirito Santo scende sugli Apostoli e su Maria Santissima nel cenacolo. È lo stesso silenzio che accompagna i Santi Misteri e in particolare il sacro momento della Consacrazione, quando tutto ciò che è umano tace intorno all’altare e nemmeno le parole del sacerdote possono essere udite dai fedeli e tantomeno dai profani. Questo silenzio fu l’unico testimone, nell’eternità del tempo, della Santissima Trinità, quando decretò che a riparazione delle nostre colpe il Figlio eterno del Padre si sarebbe incarnato nel seno della Vergine Maria, e che questa Vergine, di stirpe regale, fosse preservata dalla colpa originale per essere dignum habitaculum dell’Uomo-Dio. Basterebbe guardare al caos di questo mondo per comprendere quanto esso sia lontano dal silenzio di Dio. Ed è sufficiente ritrovare quel sacro silenzio in una piccola chiesa, in una comunità religiosa, in una famiglia cristiana per capire dove il Signore si degna di abitare. 

Noi dimentichiamo troppo spesso, pur essendo Cattolici, una realtà fondamentale, e cioè che il Signore è onnipotente, che può fare tutto. Tutto. E questo tutto, coerente con l’essenza di Dio, può essere solo sommo Bene mosso da assoluta Verità. È per l’onnipotenza di Dio che la colpa di Adamo si è mutata in felix culpa, meritandoci l’Incarnazione e la Redenzione della Seconda Persona della Santissima Trinità. È per l’onnipotenza di Dio che la Vergine Madre è insignita dei più ineffabili privilegi, tali da fare di Lei la benedetta fra le donne, la nostra Corredentrice e la Mediatrice di tutte le Grazie. È per l’onnipotenza di Dio che la Grazia riesce a vincere la nostra inclinazione al male e a guidare la nostra anima immortale verso l’eternità beata del Cielo. E sarà per l’onnipotenza di Dio che il pusillus grex, il piccolo gregge, sarà preservato nel momento della tribolazione e che i Suoi e nostri nemici saranno dispersi al soffio delle Sue labbra (Is 11, 4). 

Non smettiamo mai, cari fratelli, di onorare l’augusta Regina del Cielo, la Vergine Immacolata, con la nostra vita: una vita casta, umile, laboriosa e santa sul modello che Ella ci ha dato. AscoltiamoLa nel monito della Sapienza: Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l’esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire gli stipiti della mia soglia. Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore; ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte. (Prov 8, 32-36). E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

8 Dicembre 2023
In Conceptione Immaculata B.M.V.

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