The Final Analysis

Mons. Carlo Maria Viganò

Prefazione

al saggio
The Assassination of John F. Kennedy: The Final Analysis
di David W. Mantik e Jerome R. Corsi

«Ask not what your country can do for you:
ask what you can do for your country»

John Fitzgerald Kennedy, 20 Gennaio 1961

 

John Fitzgerald Kennedy fu eletto 35° Presidente degli Stati Uniti d’America in un momento di grandi cambiamenti che coinvolsero il mondo intero. Pochi anni prima dell’evento che portò alla Casa Bianca il primo Presidente cattolico della storia americana, era stato eletto Papa Giovanni XXIII, il Pontefice che convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II e che credette di poter aprire le porte della Chiesa al dialogo con il mondo. Quei primi anni Sessanta ci rimandano alla Guerra Fredda, al Muro di Berlino, alla crisi di Cuba, alla minaccia di un conflitto nucleare che ritorna incombente, a quel dualismo forse forzato e certamente semplicistico tra destra e sinistra che proprio da allora iniziò a dar prova di cedimento. L’Italia, insieme agli altri Paesi membri della NATO, in quegli anni era in pieno boom economico ed era ancora di là da venire il Sessantotto, la rivoluzione studentesca, la fine del vecchio mondo.

Il saggio di David W. Mantik e Jerome R. Corsi tocca temi specialistici di grande interesse non solo per gli storici. Esso presenta prove molto credibili che confermano l’ipotesi che Kennedy sia stato ucciso su ordine della CIA e ci porta a porre una domanda fondamentale: Perché i servizi segreti hanno assassinato il Presidente Kennedy? A questa domanda potrà rispondere la Storia, quando nuovi documenti verranno desecretati e si potrà ricostruire le travagliate e complesse vicende di quegli anni. Credo nondimeno che ciascuno di noi, osservando dall’alto – per così dire – la sequenza dei fatti sia in grado di comprendere quanto corretta sia l’intuizione degli Autori, che giustamente individuano nell’omicidio di JFK l’azione eversiva di un colpo di stato, per mano di componenti deviate degli apparati dello Stato. Potremmo dire che fu in quegli anni che iniziò ad operare con maggior incisività quel deep state che oggi si mostra in tutta la sua evidenza, ma che già allora agiva per il perseguimento di scopi in contrasto con i veri interessi della Nazione e contro il bene del popolo americano.

Il termine deep statederin devlet in turco – fu coniato per indicare la rete di potere prossimo alle Logge massoniche che Mustafa Kemal Atatürk creò, sempre in chiave eversiva, per affiancare l’azione di indottrinamento ai cosiddetti “principi democratici” dei Giovani Turchi, esattamente come in Italia, durante il cosiddetto Risorgimento, Giuseppe Mazzini aveva creato il movimento della Giovine Italia per far cadere gli Stati preunitari e sostituirli con la Monarchia piemontese, asservita alla Massoneria. Con deep state si intende quindi una lobby incistata nel potere, che controlla e dirige mediante i propri emissari. Il suo contraltare in ambito religioso è quella che ho chiamato deep church, con le stesse finalità e gli stessi metodi. Non dimentichiamo che dopo la morte di Papa Pio XII nel 1958, il Conclave che portò all’elezione di Angelo Roncalli fu teatro di manovre e pressioni proprio perché il nuovo Papa rappresentasse un momento di novità e di rottura con il passato. E non fu un caso se proprio Giovanni XXIII – troppo spesso pericolosamente vicino alle Logge massoniche da un lato e ad esponenti del Modernismo dall’altro – volle per così dire sfidare la Provvidenza, indicendo un Concilio Ecumenico che la Curia Romana sapeva avrebbe fatto confluire nel corpo ecclesiale le più estreme istanze di modernizzazione della Chiesa in campo dottrinale, morale e liturgico.

Nel 1958 abbiamo quindi un Papa progressista, il papa buono, il papa del dialogo e del rinnovamento, apprezzato da ambienti sino ad allora ostili alla Chiesa romana. Nel 1960 il democratico John Fitzgerald Kennedy vince contro il repubblicano Richard Nixon, confermando almeno apparentemente lo stesso trend. Nel 1962 inizia il Concilio Vaticano II. Nel 1963 il Presidente americano è assassinato a Dallas. Sembrerebbero eventi scollegati tra loro, ad un osservatore disattento; ma se comprendiamo quali fossero gli scopi del deep state e della deep church – ossia delle due versioni di un potere occulto ed eversivo – non possiamo non riscontrare una incredibile coerenza nella loro rispettiva azione. E forse dovremmo chiederci se il fatto che JFK fosse Cattolico non possa aver indotto il deep state americano ad eliminare dalla scena politica internazionale un personaggio che non accettava il ruolo di fantoccio dell’élite, a differenza dell’attuale “presidente”, il sedicente cattolico Joe Biden.

Stato e Chiesa sono oggi eclissati da un potere usurpato per lo scopo opposto a quello che le due istituzioni dovrebbero avere, e se questo è tanto evidente oggi lo dobbiamo a decenni – se non secoli – di azione sotterranea di poteri eversori, i quali non si fermano davanti a nulla pur di ottenere ciò che si prefiggono. L’assassinio di JFK da parte della CIA si ripropone con l’eliminazione fraudolenta del Presidente Trump in occasione della frode elettorale del 2020; ma ancor prima con le dimissioni forzate nel 2013 di Papa Benedetto XVI, auspicata dal cerchio magico dei Clinton e di John Podesta nelle famose mail di Wikileaks, e alla quale seguì la nomina – perché parlare di elezione sarebbe grottesco – del Gesuita Jorge Mario Bergoglio da parte della Mafia di San Gallo, con il contributo del predatore seriale ex cardinale Theodore McCarrick, assiduo frequentatore della Casa Bianca.

In un famoso discorso al Waldorf-Astoria Hotel del 27 Aprile 1961, JFK pronunciò queste parole: «Poiché noi siamo avversati in tutto il mondo da una cospirazione monolitica e spietata che conta primariamente su mezzi coperti per allargare la sua sfera di influenza: sull’infiltrazione invece che sull’invasione, sulla sovversione invece che sulle elezioni, sull’intimidazione invece che sulla libera scelta, sulla guerriglia di notte anziché sugli eserciti di giorno». Oggi le comprendiamo nella loro inquietante verità: «È un sistema che ha requisito vaste risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina ben congegnata e altamente efficiente. Una macchina che comprende operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. I suoi preparativi sono celati, non pubblicizzati, i suoi errori sono sotterrati, non dati alle stampe, i suoi dissidenti sono silenziati, non elogiati. Nessuna spesa è messa in dubbio, nessuna voce è pubblicata, nessun segreto è rivelato». E comprendiamo perché quel sistema abbia eliminato Kennedy, vedendo in lui una seria minaccia.

The Final Analysis ha il pregio di guardare in faccia la realtà di un colpo di stato, perpetrato dal deep state con l’assassinio del Presidente Kennedy, ritenuto un ostacolo al raggiungimento di obiettivi che oggi comprendiamo essere stati comunque ottenuti, con o senza l’approvazione del popolo “sovrano”. Un colpo di stato che ha portato le istituzioni degli Stati Uniti d’America – non diversamente di quelle delle altre Nazioni e della stessa Chiesa Cattolica – ad essere espressione unica e totalitaria di un potere eversivo che coniuga pericolosamente gli interessi individualistici del capitale e i metodi tirannici del collettivismo comunista. A questa privatizzazione dello Stato corrisponde specularmente l’indebitamento cronico ed irreversibile dei cittadini, chiamati a pagare i costi fallimentari delle speculazioni della potentissima lobby finanziaria internazionale. E non sfuggirà il parallelo con la privatizzazione della Chiesa Cattolica da parte di un’élite non meno eversiva di quella del deep state in cui i posti di potere sono stati infiltrati da Prelati eretici e corrotti che usano l’autorità di Cristo per garantirsi obbedienza dai fedeli.

Risulta a mio parere evidente – ed è questo il motivo per cui come Arcivescovo ed ex-Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America ho accettato di scrivere questa Prefazione – che questo golpe doveva necessariamente avvalersi del supporto ideologico e dell’autorevolezza morale della Chiesa Cattolica, la quale altrimenti avrebbe rappresentato un ostacolo al compimento del progetto del Nuovo Ordine Mondiale. Ecco perché ritengo che le vicende legate all’omicidio di Kennedy vadano lette insieme a quelle che hanno portato la Chiesa di Roma a farsi progressivamente portavoce del piano globalista, al quale lavoravano le medesime lobby che oggi stanno portando alla dissoluzione del tessuto sociale, morale, religioso, culturale ed economico dei Paesi occidentali.

«Non chiedete cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese»: sono le famose parole pronunciate dal Presidente Kennedy il 20 Gennaio 1961 durante il discorso di insediamento. Esse valgono ancor oggi per ogni cittadino Americano e devono indurre ciascuno a comprendere la necessità di non rimanere inerti spettatori delle vicende politiche e sociali, ma al contrario di prendervi parte attiva con una coraggiosa testimonianza di fede, di rettitudine, di onestà. Conoscere il nemico e comprenderne le intenzioni è fondamentale se lo si vuole combattere efficacemente.

Auspico che questo saggio, scritto con passione e con nuovi elementi probatori, possa stimolare una rilettura della Storia dalla quale appaia in tutta la sua evidenza il colpo di stato dell’élite globalista, in modo che i responsabili siano chiamati a risponderne e soprattutto perché i futuri governanti abbiano a cuore il bonum commune, nella consapevolezza che su questo saranno giudicati da Dio.

 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo,
già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

21 Aprile 2024
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