
Ecce ancilla Domini

Ecce ancilla Domini
Omelia nell'Annunciazione della Beatissima Vergine Maria
Et verbum caro factum est,
et habitavit in nobis.
Jo 1, 14
Il 25 Marzo celebriamo l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria Santissima, e con essa l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità nel seno della Vergine. Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi: queste semplici parole racchiudono in sé quel Mistero ineffabile, grazie al quale è per noi iniziata la Redenzione. Molte Nazioni cristiane, come il Granducato di Toscana o la Repubblica di Pisa, il Lussemburgo, il Delfinato, la Savoia, il Regno di Navarra e l’Ungheria computavano l’inizio dell’anno civile non il 1° Gennaio, come si usa oggi, ma proprio il 25 Marzo, in quello che gli storiografi chiamano lo “stile dell’Incarnazione”, che portava appunto il capodanno cristiano a coincidere con l’equinozio di primavera.
Questa data segna dunque un evento storico, riportato nei Santi Evangeli, che nove mesi più tardi porterà la Vergine Maria, in viaggio con San Giuseppe verso Betlemme per il censimento ordinato dall’Imperatore Cesare Augusto, a trovare rifugio in una stalla e a dare alla luce l’Emmanuele, Dio con noi.
Nel Museo Nazionale di Capodimonte, a Napoli, possiamo ammirare un dipinto del pittore palermitano Pietro Novelli (1603-1647) nel quale è raffigurata in primo piano la Santissima Trinità, che manda l’Arcangelo a Maria Santissima. L’eterno Padre porge a Gabriele un giglio, perché porti quel simbolo di purezza alla Semprevergine Madre di Dio, intatta prima, durante e dopo il parto. Questo splendido quadro ci propone la contemplazione dell’Incarnazione da una prospettiva diversa, che costituisce quasi un unicum nell’iconografia cristiana. Di solito l’artista rappresenta l’Annunciazione mostrando la scena dell’Arcangelo che irrompe nella casa di Nostra Signora, raffigurata mentre è inginocchiata in preghiera. Nei dipinti medievali, dalla bocca di Gabriele escono le parole Ave gratia plena, e da quella di Maria le parole Ecce ancilla Domini. Qui invece vediamo la scena cronologicamente precedente in cui, quasi con dinamiche umane, l’augustissima Trinità convoca il proprio divino messaggero dandogli istruzioni. E la Vergine è piccola, lontana, quasi ignara di ciò che La attende di lì a poco.
La festa dell’Annunciazione cade sempre in Quaresima, a significare che Dio opera i più grandi miracoli quando l’uomo si riconosce nella sua reale condizione di miseria, nella sua nullità. E quanto più noi siamo consapevoli di dipendere totalmente da Dio – non solo nelle cose soprannaturali, ma anche in quelle naturali – tanto più Egli si degna di colmarci della Sua Grazia e dei Suoi doni. Ecce ancilla Domini: la più santa tra le creature, preservata da ogni macchia di peccato per specialissimo privilegio divino, si proclama serva, e diventa Signora, Regina, Madre di Dio proprio perché la Sua umiltà – e con essa la consapevolezza della necessità di percorrere con Cristo la via regale della Croce – è la necessaria premessa perché l’Onnipotente compia in Lei grandi cose. Quia respexit humilitatem ancillæ suæ: ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes. Viceversa, nell’orgoglio la creatura si innalza a competere con il Creatore, Gli usurpa con arroganza quella gloria che all’umile è riverberata per grazia, pretende di avere dei diritti – una blasfema dignitas infinita –che non può rivendicare e che le valgono non solo di esser ricacciata nel suo niente, ma di essere sprofondata ancor più in basso. Dispersit superbos mente cordis sui, deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles.
E mentre contempliamo l’umiltà della Madonna e il destino di gloria e di onore che la Santissima Trinità ha stabilito per Lei, non possiamo non contemplare l’umiltà del Verbo eterno, che dalla gloria infinita del Cielo scende ad incarnarSi nel seno della Vergine Maria, in obbedienza al Padre, per espiare a nome dell’umanità colpe non Sue, per dare la propria vita per noi miserabili peccatori, per ripristinare l’ordine divino che per orgoglio abbiamo osato violare. Questo concetto è esplicitato in alcune rappresentazioni dell’Annunciazione, nelle quali un raggio proveniente dal cielo mostra lo Spirito Santo che scende sulla Vergine, seguito da un Gesù Bambino con la Croce.
Nel dipinto di Pietro Novelli non troviamo la Vergine messa da parte, né la vediamo trascurata o sminuita nella Sua provvidenziale cooperazione all’opera della Redenzione; al contrario, vediamo sottolineata l’umiltà del Verbo che accetta obbediente di farSi carne, per essere vittima espiatoria dei nostri peccati e diventare cibo: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (Gv 6, 54-55). Quel Corpo santissimo è formato nel seno della Vergine Madre, perché quella Carne sia straziata nei patimenti della Passione e quel Sangue sgorghi dalle Piaghe e dal Costato di Cristo come perfetto lavacro delle nostre colpe. In questo mistero riconosciamo la Compassione e la Corredenzione della Madre di Dio – la Regina Crucis – non solo nell’unione alla Redenzione del Figlio, ma addirittura nell’aver Ella dato a Dio, per opera dello Spirito Santo, quel corpo umano che Lo ha reso vero Uomo e vero Dio; che nell’unione teandrica fa di Nostro Signore Gesù Cristo l’unico Re e Signore per diritto divino, per stirpe regale e per conquista. E che, nella magnificenza propria della Santissima Trinità, fa di Maria la nostra Signora e Regina: Figlia del Padre, Sposa del Paraclito, Madre del Verbo.
Questa Regalità di Cristo e di Maria trovano la propria naturale collocazione in questo tempo di Quaresima, perché non vi può essere la gloria della Resurrezione senza passare per il Golgota. Se Nostro Signore e la Sua Santissima Madre hanno voluto darci questo esempio mirabile, noi non possiamo che prenderlo a modello e disporci, con l’aiuto della Grazia, ad accogliere le croci che la Provvidenza ci assegna come premessa per il premio eterno. E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
25 Marzo MMXXV
In Annuntiatione Beatæ Mariæ Virginis